ghiande ai porci

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La vecchiaia non sarebbe neanche male se non fosse per certe candide sopracciglia impazzite che si ergono per diversi centimetri sopra le altre, per i vestiti attillati e le scarpe strette che proprio non si sopportano più e per il fatto che si trova fuori luogo la stragrande maggioranza del comportamento delle altre persone. Come per le bizzarrie dei peli e per il fastidio degli indumenti che prima si sceglievano appositamente come seconda pelle, posso confermare che l’intolleranza verso il prossimo nel periodo che precede la terza età raggiunge livelli elevatissimi. Ma se devo dirla tutta, non so se il fatto di detestare i propri simili sia un’attitudine figlia dei tempi che viviamo. Non ricordo infatti un approccio analogamente misantropo nei miei genitori cinquantenni. Anzi, secondo me quelli erano tempi di intensa vita sociale e di lunghe conversazioni foriere di costruttivi scambi di vedute. Lo so che i socialcosi non sono la vita reale, però – giusto per farvi un esempio – solo oggi ho cancellato dal raggio delle mie frequentazioni online un militante di comunione e liberazione che ha condiviso un articolo delirante di Scanzi (quel giornalista piacione che si è preso un pugno in faccia dal cantante dei Negrita), una deprivata che ha pubblicato l’ennesima versione della lettera del carabiniere anonimo alla sorella di Cucchi e, dulcis in fundo, una grillista di cinquant’anni suonati come me che si è fatta tatuare una frase di una canzone di Murubutu e la vostra espressione alla lettura di questo nome la dice tutta sul buon senso del gesto. Non so infatti se sia peggio pagare centinaia di euro per farsi impiastrare la pelle per sempre o farsi scarabocchiare addosso indelebilmente dei versi  – quasi più banali dei finti aforismi che si leggono su Facebook – di un signor nessuno. La frase diceva “dai un nome al vento con il quale danzerai”, parole che mi hanno subito fatto pensare alla reazione che avrebbe potuto avere un intellettuale come Bombolo. Tze Tze. Ora capite che forse c’è davvero qualcosa che non va nell’epoca in cui viviamo. A me però piace indicare la nostra attuale classe dirigente proprio come la perfetta espressione della miseria sociale e culturale in cui siamo sprofondati. Leghisti e grillisti sono uno specchio perfetto della nostra inettitudine. D’altronde, che senso avrebbe mettere alla guida di una massa di subumani persone che non riflettono affatto la condizione del nostro paese?

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