usa ancora

Standard

C’è una storia struggente, una tra le tante, nella raccolta di racconti “Sotto il falò” di Nickolas Butler che ho appena finito di leggere. Non anticipo la trama per non spoilerare ma riporto solo alcuni dettagli, apparentemente marginali, che hanno fatto centro. Un tizio si mette con una donna bellissima ma dal passato disastroso, dal presente instabile e dal futuro che è facile immaginare nel peggiore dei modi. Il tutto con una costante: l’alcool. Vivono in uno dei milioni di paeselli della provincia americana più profonda, quella che affascina i lettori come il sottoscritto più di ogni altra cosa. La donna ha due figli da storie precedenti che si affezionano all’uomo, fino a chiamarlo papà. Di contro, la donna ogni tanto fugge da quella stabilità che vive come un’oppressione e dall’amore dell’uomo che, in virtù di quello che prova, le perdona ogni cosa. Fino a quando, poco prima di un Natale, una sera, bella carica di bourbon, si mette una camicia scollata, un paio di jeans e i suoi stivali da cowboy e si dilegua per quella che sarà la volta definitiva, salutando le figlie che abbandona lì con lui. Ora, la componente di questa storia che mi ha toccato sul vivo è il rapporto che l’uomo ha con i genitori che, come succede spesso nel vasto continente americano, vivono all’altro capo degli USA. Sapete come funzionano le cose laggiù: gli Stati Uniti sono enormi e le famiglie sono solite sparpagliarsi un po’ ovunque. L’uomo, oltre a essere lasciato dalla compagna, perde anche il lavoro perché la cartiera in cui è dipendente fa a fuoco. Il suo capo però gli rimedia un altro impiego ma in Florida, così fa armi e bagagli, si fa affidare dal giudice le figliastre e si trasferisce. I genitori non si lasciano scappare l’occasione: vendono la casa dall’altra parte del paese, si comprano una di quelle case mobili che si vedono solo nei film americani, e raggiungono il figlio per aiutarlo nella nuova avventura con i nipoti acquisiti. Mi ha colpito la volatilità del rapporto tra la gente e il territorio, le radici che, per come vediamo noi gli americani, noi che non sopravviviamo oltre il nostro quartiere, in USA sembrano stendersi senza confini sotto tutta la superficie a stelle e strisce, la facilità dei cambiamenti affrontati secondo la propria volontà. Le cose, in certi libri, sembrano riuscire sempre. Per questo non smetterò mai di leggere.

Un pensiero su “usa ancora

  1. E’ una cosa che ha sempre colpito anche me. Ho conosciuto una pronipote di immigrati italiani, californiana, che mi diceva che si fa 5 ore di macchina per visitare il padre residente in una struttura per anziani. Ogni tanto prendono e cambiano Stato. A me andare abitare in provincia dalla città mi pareva già un cambiamento epocale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.