Un extracomunitario avvicina un ragazzino finlandese nella metropolitana di Helsinki. Guarda cosa gli succede

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[questo pezzo è uscito su Loudd.it]

“Un extracomunitario avvicina un ragazzino finlandese nella metropolitana di Helsinki. Guarda cosa gli succede”. Ecco. Se “Freestyler” fosse un video virale del 2019, con tutta la cecità sociale che si consuma quotidianamente dalle nostre parti, Facebook sarebbe invasa da fake news sull’accaduto e un clickbait di questo tipo farebbe il pieno di visite da parte dei populisti poco informati e rimandati in storia con cui siamo costretti a condividere il presente.

Per fortuna “Freestyler” è un brano uscito nel 1999, esattamente vent’anni fa, in un momento in cui non c’era ancora tutta questa smania di smantellare l’Europa socialdemocratica per un’illusoria democrazia diretta pilotata dalle fatiscenti piattaforme digitali controllate dalle aziende private, secondo una formula spacciata per antipolitica. In realtà anche allora le cose si potevano cambiare con un clic ma – come ci insegnano i Bomfunk MC’s nel video in questione – rigorosamente su un lettore Minidisc, l’ultimo dei grandi formati proprietari spazzato via dalla banda larga. Il ragazzino finlandese arriva sano e salvo a destinazione – perdonate lo spoiler – ma nel suo viaggio sui mezzi pubblici ferma, riavvolge, accelera le sequenze remixando a modo suo la realtà secondo una perfetta metafora delle potenzialità offerte dalla drum’n’bass.

E, della drum’n’bass, “Freestyler” dei Bomfunk MC’s – progetto che da lì in poi, ricordiamolo, è svanito nel nulla – è l’ultimo baluardo. Finisce il secolo e si cambia ritmo con un brano d’addio che fa il pieno di ascolti. C’è l’intro con il dobro, ci sono le sequenze, gli stop and go, le tipe maggiorate dai lineamenti misti (come tutti, del resto, nel video) che ballano il mistero di questo breakbeat raddoppiato che però, sotto sotto, ha il tempo di un reggae a velocità normale, e ognuno può scegliere davvero come muoversi sulla pista. Il problema è che già nel 99 oramai c’è davvero poca roba con cui mixarlo. Da lì a poco inizierà la restaurazione della cassa dritta e dovremo aspettare almeno sino ai Rudimental di “Not Giving in” o ai 21 Pilots della coda di “Lane boy” per riaccendere i motori, anche se a più di dieci anni di distanza.

Tutto questo per dire che ancora oggi c’è gente che farebbe carte false per amalgamare fattori così genuini e dare alle stampe una canzone così fortunata e travolgente anche se poi, a leggere il testo, non è che “Freestyler” sia un vettore di messaggi epocali. Puro ballo e flow scorrevole. Questo non ha impedito alla band finlandese di fare jackpot, considerando che il singolo ha raggiunto la vetta delle classifiche di diversi paesi europei fino all’Australia, alla Nuova Zelanda e alla Turchia, conquistando persino la posizione numero due nel Regno Unito, in cui è stato il singolo più venduto del 2000.

E allora, come fa il giovane protagonista del video in metropolitana, riavvolgiamo la traccia e riascoltiamola da capo, vent’anni dopo. E non mi riferisco al rifacimento del video appena pubblicato, in cui si vedono i Bomfunk MC’s, a differenza del loro successo, appesantiti da vent’anni in più sul groppone. Usiamo la fantasia. Notate le differenze? Il ragazzino, come i suoi coetanei, oggi vive secondo la moda maschile del momento che impone tagli di capelli che sfidano la gravità, altro che dreadlock da centro sociale. Si diletta con la depilazione totale e ha la pelle impiastrata da tatuaggi senza senso, comprese le scritte sulla faccia. L’abbigliamento è sempre sportivo ma le taglie XXLL lasciano il posto alle linee super slim fit e alle altre vestigia del poverismo della migliore trap di periferia. Al posto della Sony con il suo supporto – sparito dal mercato in tempi record – c’è la Apple con un modello di smartphone ultimo grido.

Per il resto, ditegli di continuare pure ad ascoltare la sua musica con le cuffiette senza preoccuparsi del prossimo: anche se la politica del terrore sfrutta la paura dell’immigrazione come diversivo, il massimo che può capitare a noi bianchi occidentali in metropolitana è che qualcuno ci tiri in ballo in un contest estemporaneo di streetdance per il quale, con il ritmo nel sangue che ci ritroviamo, ci spettano ben poche possibilità di vittoria.

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