che calendario

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Mia mamma tiene in casa appesi alcuni calendari di anni passati solo perché le piacciono le illustrazioni contenute e, soprattutto, le immagini in copertina. Ha un calendario di disegni liberty del 1999, uno con un bellissimo gatto del 2004, uno storico su Albisola del 2000, uno su Colombo – manco a dirlo – del 92, uno sulla fotografia ligure dell’ottocento del 1985. In cucina ce n’è uno dell’Avis Liguria del 2016 sul quale ha appiccicato le foto di mio papà. Poi ne ha uno con una gigantografia della nipote, la figlia di mia sorella, ripresa mentre dipinge qualcosa alla scuola materna nel 2005 e uno simile con la foto del figlio di una sua ex collega, allora bambino, che corre in modo scomposto in un fatiscente prato di periferia. Ora quel bambino ha trent’anni suonati e mia mamma non sa nemmeno che fine abbia fatto. Aveva preso una laurea in una di quelle materie inutili che, nelle città di provincia, significano disoccupazione e so anche che sua madre aveva tentato il suicidio con dei tranquillanti per una crisi depressiva. il calendario dell’anno corrente, il 2019, è si un”associazione animalista di Arenzano. Mi sento molto severo su questa abitudine che ha mia mamma ma non posso rimproverarla. Il fatto è che in quella che una volta era la mia cameretta c’è un calendario che davano in allegato al Manifesto con delle foto di Che Guevara. A differenza di tutti gli altri, però, il calendario è aperto sul mese di luglio e agosto e mostra una foto del Che mentre beve un mestolo d’acqua. Il calendario del Che è in camera mia da meno tempo, rispetto a quelli di mia mamma. Lo avevo nella prima casa in cui ero andato a vivere da solo e, nel corso del trasloco nell’abitazione successiva, lo avevo lasciato qui. Non so dirvi l’anno del calendario, in questo momento, perché dovrei alzarmi dal letto e non ne ho voglia, ma potrebbe risalire al 94 o giù di lì, il periodo era quello. Nessuno si è mai posto il problema di rimuoverlo, non credo che mia mamma lo consideri alla stregua degli altri. Per me, però, può rimanere lì, finché in questa casa, la casa dove sono nato e cresciuto, abiterà qualcuno.

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