nessuna sorpresa

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Ogni volta è sempre la stessa storia: mi riprometto di stirare pochi capi più stesso e poi finisce sempre che mi trovo tonnellate di roba nell’armadio perché non lo faccio mai. Così devo farmi coraggio e gettarmi a capofitto in una full immersion con ferro e caldaia. Monto l’asse proprio davanti all’impianto stereo e, tra una camicia e una di quelle magliette acquistate in un negozio di una catena fast fashion tessuta (per modo di dire) in uno di quei materiali che, appena gli posi il ferro sopra, la piastra non si muove di un millimetro e si spande quel puzzo di fibra artificiale sbruciacchiata, metto dischi a raffica. Inizio da quelli che non ascolto mai e poi finisco, come da tradizione, con il vinile di “OK Computer” che è un disco che, nel formato analogico, non ha tanto senso considerando che in un caso ci sono solo due pezzi su una facciata ed è tutto un andare avanti e indietro dal giradischi. Ma chi se ne importa: l’album è talmente bello che lo ascolterei anche dovendo girare la facciata solco dopo solco. L’ultimo pigiama – perché l’ottanta per cento dell’abbigliamento da stirare è composto da pigiami di mia moglie e di mia figlia – va stirato, come da tradizione, sulle note di “No Surprises” perché da sempre funziona così. Mi piace seguire i riti proprio per evitare sorprese.

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