supereroi e corrieri

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Il caso ha voluto che proprio ieri vedessi l’episodio di Friends – sto ripercorrendo tutte le stagioni dalla prima all’ultima su Netflix, e sono arrivato alla settima – in cui Ross si traveste da Armadillo di natale per raccontare al figlio Ben la storia di Hanukkah. Un’impresa, considerando poi l’arrivo di Chandler nei panni di Babbo Natale e, addirittura, un improbabile Joey con il costume da Superman. Qui da noi chi porta i regali subisce la concorrenza con Gesù Bambino e, in alcune parti del nostro paese, Santa Lucia. Un marketshare già impossibile da gestire a casa, figuriamoci a scuola con una ventina di bambini che, come potete immaginare, non tutti sono di origine italiana e anche gli stranieri che – tutto sommato – partecipano a modo loro alle ricorrenze della nostra tradizione non hanno ben chiaro il motivo per cui i loro coetanei si bevano la messinscena di qualcuno che la notte di Natale mette dei regali sotto l’albero.

Si tratta di un dibattito che, nella mia classe, ho temuto scoppiasse sino all’ultimo. Abbiamo parlato di questi corrieri celesti – una sorta di Amazon Prime metafisico – in tutte le salse e in tutte le materie ma nessuno fortunatamente ha mai messo in dubbio questa manifestazione divina che, a quell’età, è poco più che una favola. Addirittura l’ultimo giorno un nonno ha indossato l’inconfondibile costume rosso per recapitare, nel corso delle lezioni pomeridiane, i regali acquistati dai genitori per le classi prime.

Era successo anche lo scorso anno con la quinta che avevo ma lì, ormai, nessuno già mangiava più la foglia con mio sommo stupore, considerando che mia figlia aveva resistito fino alla prima media credendo che la storia della tazza di latte e dei biscotti che, la mattina del 25, non ci sono più, fosse davvero opera di qualcuno che si introduce in casa nottetempo.

Prima del rientro dell’Epifania – altra questione che, per questioni di importanza gerarchica, non è stata trattata se non quando qualcuno ha minacciato qualcun altro di aspettarsi solo carbone nella calza – farò un salto a scuola per tirare via tutto. Gli addobbi, le palline, il calendario dell’avvento, i festoni sui tubi dei termosifoni. Lo farò per evitare qualche domanda difficile in extremis, sperando che il tema sia stato approfondito a casa sia dai credenti che dalle persone normali.

Una mia collega, lo scorso anno, mi ha detto che una volta superato il Natale il resto dell’anno è tutta discesa. Gennaio ha solo tre settimane, a febbraio c’è carnevale, marzo è lungo ma si avverte la primavera a meno che non piova tutti i giorni e si ricomincia ad uscire in giardino dopo la mensa. Aprile si sta sempre a casa, maggio ormai è fatta e a giugno si chiudono i battenti. Non so. Mi è sembrata una teoria troppo ottimista e poi non ho nessun interesse a far volare il tempo.

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