un anno, un anno e mezzo

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Mi piace assistere agli incontri con gli autori perché offrono la possibilità di conoscere il dietro le quinte dei romanzi. Non solo. Ascoltare gli scrittori parlare dal vivo, anziché leggerli, permette di avere un punto di vista diverso e più umano. Solo quando gli autori sono famosi, carichi di un messaggio meta-letterario e già pienamente integrati nello show business sotto altre formule – comparsate in reality show, giudici di talent, protagonisti delle cronache – le presentazioni assumono il valore di evento mediatico a tutti gli effetti. Al contrario, se lo scrittore è alla prima esperienza di successo si presenta spesso in versione dimessa, una persona normale che magari sta continuando a fare il lavoro che faceva prima – insegnante, ispettore di polizia, copywriter pubblicitario – e che prova a osservare il mondo descritto nella sua opera immergendosi nella realtà dei suoi lettori. Mi è capitato di partecipare – da spettatore, ovvio – a una di queste iniziative. L’autore si è presentato vestito da persona qualunque, anzi un po’ meno, con un vistoso moschettone a contenere le chiavi di casa agganciato a un passante dei jeans. Si trattava di uno scrittore di narrativa che, suo malgrado, ha avuto molto più successo con un libro per ragazzi. Ha risposto alle domande del pubblico – una nutrita scolaresca di una secondaria di primo grado – con un marcato accento genovese ma in modo esaustivo e garbato. Poi una ragazzina gli ha chiesto quanto ci impiegasse a scrivere un libro e lui ha risposto che ci vuole circa un anno, un anno e mezzo. Mi è sembrata una finestra temporale adeguata, a prova del fatto che è sbagliato pensare che la scrittura dipenda da fattori quali prestazioni del processore del pc su cui si lavora alla propria opera o autoregolamentazioni sul numero di battute o pagine da ultimare quotidianamente. L’immediatezza e la spontaneità con cui siamo abituati a esprimerci sui social non ci deve trarre in inganno. Temo, tra l’altro, che le previsioni dell’autore non tenessero conto del lavoro successivo dell’editor. Probabilmente si fa prima a fare un disco.

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