voi vi fate il pane, io mi faccio i panini – day #43

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Alla fine di quest’esperienza come prima cosa ci peseremo tutti e, subito dopo, leggeremo la bolletta della luce e del gas. In periodi di normalità sanitaria su un totale di 35 pasti settimanali pro capite (colazione – spuntino – pranzo – merenda – cena), quindi per un totale di 105, il nucleo famigliare di cui faccio parte  ne consuma a casa una media di 76. La clausura forzata ci ha fatto raggiungere la percentuale a tre cifre, ne consegue che si prepara, si mangia e – conseguentemente – si lava tutto esclusivamente tra le mura del proprio domicilio. Forno ed elettrodomestici da cucina fanno scintille e, al supermercato, la gente fa man bassa di farine e lieviti. Io non ho trovato nemmeno il sale per la lavastoviglie, prova del fatto che tutti la stiamo utilizzando molto più di prima.

Su Repubblica non passa giorno in cui qualche chef stellato non ti insegni a preparare una pietanza. I tutorial gastronomici dovrebbero però essere più rigorosi e dettagliati perché, anche seguendo meticolosamente i procedimenti, il risultato non soddisfa mai le aspettative di chi allestisce pranzo e cena per tutti. Il cibo è consolatorio e, vada come vada, alla fine di quello che si prepara non avanza mai niente. Probabilmente anche in tempo di guerra era così, con la differenza che per i nostri avi le condizioni erano peggiori, rispetto al nostro buen-retiro, e non certo perché non aveva Youtube.

Nel complesso, non c’è momento migliore per trovare qualcosa da fare, fortunatamente uno stallo così non ci capiterà mai più nella vita. Io sto cercando un corso on line di dizione perché, registrando i video per i miei studenti, mi sono reso conto che la mia capacità espressiva a parole lascia piuttosto a desiderare in efficacia. Me la cavo molto meglio a scrivere ma forse perché, almeno sino a prima di fare l’insegnante, l’impiego della tastiera del pc ha prevalso nettamente sulla favella per le mie necessità comunicative. Ho notato che parlo troppo veloce, mi mangio le parole e ho anche qualche difetto di pronuncia. Poi ho un modo ridicolo di accompagnare quello che dico alzando le sopracciglia. Spero che questo, almeno, diverta i miei bambini.

Per passare il tempo ho anche riesumato quel poco di strumentazione che mi è rimasta. Un piccolo sintetizzatore e una master keyboard da collegare al computer. Mi sono però resoconto che la musica non è cambiata, perdonate il gioco di parole. Mi metto sulla tastiera e quello che esce è sempre lo stesso pezzo, quello che cerco di comporre da quando ho dodici anni e che non ho mai terminato. Per questo è molto più appagante suonare in una band e unire coralmente spunti e ispirazioni. Come per il cibo, anche la musica è stata inventata per esser consumata in convivialità.

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