famiglia allargata

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Ho scritto a fianco dei voti – che poi sono tutti 10 – che mi sembrava un modo per premiare l’aver tenuto botta in una situazione in cui qualcuno sarebbe potuto tranquillamente uscire di testa. Un voto che, da un punto di vista meramente semiologico, è un segno di sintesi di quello che ogni famiglia è riuscita ad allestire per mantenere il figlio in equilibrio, sui binari giusti. Manca ancora un mese ma il più è stato portato a termine e ogni mamma che si è seduta accanto allo studente per aprire la pagina del libro con un numero che non abbiamo ancora fatto, ogni papà che ha puntato il dito nello spazio giusto in cui scrivere il risultato, ogni sorella maggiore che ha suggerito la risposta giusta, ogni fratello più grande che non ha fatto dispetti al fratello più piccolo mentre cercava la matita rossa nell’astuccio, merita il massimo. A me non interessa se i miei alunni abbiano imparato da me, abbiano imparato da un parente, non abbiano ancora imparato. Il fatto è che ci siamo riusciti. Siamo arrivati al traguardo e, in famiglia, quest’estate si guarderà a Google come un gigante buono che – magari prendendosi qualche informazione sul modo in cui passiamo il tempo – ha costruito ponti virtuali per stare insieme, raccontarci qualche esperienza, ripassare qualcosina di quanto svolto in classe, assegnare dei compiti, inventarci attività da fare a casa. Ecco, non ho scritto tutta questa roba, a fianco dei voti. Ma il senso è questo. Ci siamo impegnati a confondere tutti gli stakeholder della scuola in modo che nessuno andasse nel panico per una situazione poco meno che paradossale. Grazie alle famiglie per averci lasciato credere di esserci riusciti.

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