copriti

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Quando lavoravo in ufficio stavo spesso con le cuffie. Principalmente perché ascoltavo molta musica, durante il lavoro. Dischi interi dalla prima all’ultima traccia. Poi il disco finiva e mi dimenticavo di avere la cuffia sulle orecchie. Mi sentivo protetto, altro che schermi in plexiglas, e poi impedivo che i colleghi si rivolgessero a me e, quando succedeva, facevo finta di non aver sentito per via del volume, nella speranza che desistessero dalla conversazione. Con le cuffie e gli occhiali da computer mi sentivo un palombaro dentro a uno scafandro, un esploratore negli abissi della creatività, a cercare parole e frasi che funzionassero per il progetto di copy a cui mi stavo dedicando. Provo la stessa sensazione, oggi, con la mascherina. Quando esco la indosso sempre, anche se sono da solo, anche se vado in macchina. Ho letto che non fa bene respirare la propria anidride carbonica, ma solo dietro la protezione imposta dalle autorità mi sento davvero al sicuro. Le regole mi piacciono. C’è una canzone che dice che “le regole disturbano/le regole ti salvano”. Quando indosso la mascherina mi sento anche più attraente e, soprattutto, posso parlare da solo come mi pare e piace tanto nessuno se ne accorge. Non mi dispiace portare la mascherina, tanto che succede che non mi accorgo di averla addosso. Se esco e me ne sono dimenticato, quando arrivo al cancello del condominio provo la stessa sensazione di quei sogni assurdi che facciamo tutti, quelli in cui ci troviamo nudi in pubblico e non sappiamo come comportarci. Torno a casa e prendo la mascherina. Solo così mi sento completo.

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