ristorante etnico

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C’era una bella consuetudine, alle feste della classe di mia figlia alla primaria, un’usanza che non si è mai più verificata negli ordini scolastici successivi. Ogni famiglia portava qualcosa, una pietanza tipica del paese o della regione italiana di origine. Si tratta di convenzioni possibili solo quando i bambini sono più piccoli perché poi, alla secondaria di primo o secondo grado, le feste con genitori e figli insieme non si fanno più ma se si facessero i figli si vergognerebbero delle loro radici come solo i ragazzini di quell’età sanno fare. Fahim veniva dal Pakistan, e la cosa curiosa era che abitava distante anche da scuola, sembrava cioè che la famiglia si fosse trasferita dal paese di origine ma non si fosse fermata sufficientemente a ridosso dell’istruzione del loro figlio. In più non avevano un’auto a disposizione e il bambino era piuttosto cagionevole di salute. Per tutto questo insieme di concause bastava un po’ di pioggia o qualche grado in meno di temperatura o un po’ di vento che Fahim veniva lasciato a casa. I genitori, però, alle feste di classe cucinavano e portavano sempre cose buonissime. Mentre tutti si affollavano sulle solite specialità del sud Italia e la menavano con cose tipo la nduja, io mi avventavo su quel tripudio di spezie e riso basmati. Adoravo il loro cibo, e tra le delizie del Pakistan e quelle che preparava la mamma di un altro bambino etiope, altrettanto ottime, facevo il pieno di cibi etnici. A quelle feste mia moglie ed io ci trovavamo però in difficoltà perché non sapevamo mai che specialità condividere. Forse in un’occasione in cui c’eravamo completamente dimenticati abbiamo addirittura comprato un vassoio di salatini alla Coop di fronte alla scuola. Un’altra volta abbiamo fatto una torta salata di verdura dall’aspetto così poco gradevole che è rimasta integra e che, dovendo riportare a casa con la teglia, abbiamo conservato in frigo e consumato a pranzo, il giorno successivo, vergognandoci un po’. Alle feste della classe di mia figlia partecipavano anche le maestre. Arrivo quindi al punto. In prima quest’anno ho avuto un cinese, una senegalese, un rumeno, una ecuadoriana e due egiziane. L’emergenza Covid-19 ci ha tolto la festa di fine anno e il piacere della scoperta che, l’usanza di cucinare piatti del paese di origine, sia tutt’ora in uso in ogni scuola primaria italiana. Ma ho grandi aspettative per la festa della seconda.

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