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Credo che la musica di Ennio Morricone rifletta perfettamente l’idea di colonna sonora e non lo dico perché è morto ed è imprescindibile che ogni pubblicazione gli debba tributare un coccodrillo. Oggi una colonna sonora per un qualunque video costa, nel più oneroso dei casi, cinquanta dollari. Avete mai notato come le immagini e le illustrazioni per la comunicazione e la pubblicità siano spesso uguali? Con lo stesso modello di business ci sono siti dove si possono acquistare musiche e, a meno di non sborsare cifre più alte per una scelta in esclusiva, non è raro trovare lo stesso brano per la pubblicità della mozzarella e dell’assorbente interno. D’altronde, chi lo nota? E anche se qualcuno ci facesse caso, non sarebbe un problema. Siamo pieni di cose tutte uguali, un’emozione clonata in più che differenza fa?

Il valore aggiunto della colonna sonora è quello di reagire chimicamente con la parola, con il gesto o con l’immagine e sprigionare al massimo tutto il potenziale emotivo di ciò a cui si accompagna. Per questo è importante comporre musiche ad hoc, nate proprio da ciò che il compositore vede nella parola, nel gesto e nell’immagine che sta per commentare. Il fatto è che poi la musica originale va pagata e il budget, spesso, non lo consente. Quindi oggi parlare di colonne sonore è davvero fuori contesto come tante altre cose che non esistono più.

Il modo più appropriato per celebrare degnamente il maestro Morricone appena scomparso è restituire dignità alla musica e all’importanza che ricopre nella nostra vita, perché la musica è la colonna sonora della nostra vita e il merito è solo di colui che la crea, la arrangia, la suona, la interpreta. Possiamo decidere anche che non possiamo più permettercela, e allora è meglio finirla qui.

Ho anch’io un aneddoto su Morricone da raccontare. Una volta un cliente dell’agenzia di comunicazione in cui lavoravo, e nemmeno uno dei più deficienti che ho avuto, voleva che contattassimo Morricone per chiedergli di comporre la sigla di un evento aziendale, una sorta di baracconata organizzata come kick-off, avete presente la situazione. Voleva che chiedessimo a Morricone di comporre la colonna sonora di un evento e che il maestro Morricone in persona si prestasse ad eseguirla sul palco, con tanto di orchestra.

Se avessi avuto le palle gli avrei detto quello che meritava, e cioè che era un cretino a pensare non solo di permettersi Morricone, ma anche che uno come Morricone fosse disponibile a comporre e dirigere la sigla di un kick-off di un’azienda come la sua. Ma nel marketing piace sognare in grande, per poi, al momento dei conti, rendersi conto di potersi permettere a malapena la musica da cinquanta dollari sul sito dove le comprano tutti, per poi ascoltarla come jingle della pubblicità della mozzarella o degli assorbenti interni. Tanto nessuno ci fa caso.

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