cronache del secolo scorso

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Il corteo passava proprio sotto la finestra della camera dei miei genitori, la via sottostante era sempre compresa nel percorso delle manifestazioni e delle processioni perché anche se non era una delle due principali consentiva di compiere tragitti ad anello nel centro della città. Insieme a quello del 25 aprile, agli scioperi e alla processione del venerdì santo, il corteo del primo maggio era quello con maggiore partecipazione, tanto che non sembrava un evento adatto ai bambini, meglio guardarlo dall’alto, in piedi su una sedia con i gomiti su un cuscino, gli scuri delle persiane sollevati quanto basta per fare attenzione a non volar di sotto. Troppa ressa in anni a elevata complessità: le bombe, gli scontri, l’autonomia e il servizio d’ordine del PCI. I fascisti. In prima linea il Sindaco e i rappresentanti delle istituzioni. La banda e gli inni della giornata. I partiti, da quelli più importanti ai gruppuscoli dell’estrema sinistra parlamentare. Poi i sindacati. Quindi studenti, associazioni extraparlamentari, autonomi. Da questa parte del corteo si sentivano i canti più naif, e dall’alto – dal quinto piano – si percepiva il mash up tra l’Internazionale, l’inno di Mameli, Bandiera rossa e gli slogan contro Almirante. Subito dopo ecco Lotta Comunista e i suoi striscioni sull’internazionalismo. Chiudevano i più attesi, i portuali con i loro mezzi di lavoro avvolti nelle bandiere rosse, le sirene e le trombe da nave. Un serpentone di folla che ci metteva almeno un’ora a transitare lì sotto, dalla testa alla coda. Passati anche i mezzi delle forze pubbliche lo spettacolo era finito, un ultimo sguardo al mare in fondo alla strada, le nuvole nel cielo azzurro e la bella giornata, l’aria di primavera, i passanti che si accodavano ai manifestanti e quelli, pochi, che prendevano la direzione opposta, una volta sgombra la via.

one hundred shots 80

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Ecco le 100 migliori canzoni degli anni 80 secondo il NME. Quelle commentate sono quelle che non metterei nemmeno nelle prime 1.000.000. Tutte le altre meriterebbero una bella rimescolata, e al primo posto si nota la mancanza di “Love like blood” dei Killing Joke.

100. Paul Simon – “Graceland”
99. The Clash – “Straight To Hell”
98. Dead Or Alive – “You Spin Me Round (Like A Record)”
97. Pixies – “Where Is My Mind?”
96. OMD – “Enola Gay”
95. Elvis Costello – “Shipbuilding”
//94. Starship – “Nothing’s Gonna Stop Us Now”
93. The Clash – “Should I Stay Or Should I Go”
92. Fleetwood Mac – “Everywhere”
91. INXS – “Need You Tonight”
90. Primal Scream – “Velocity Girl
//89. Lil Louis – “French Kiss”
88. Bruce Springsteen – “Atlantic City”
87. Blondie – “Atomic”
86. Madness – “House Of Fun”
//85. Womack & Womack – “Teardrops”
84. Soft Cell – “Tainted Love”
83. James – “Sit Down”
82. The Stone Roses – “She Bangs The Drums”
//81. Van Halen – “Jump”
80. S’Express – “Theme From S’Express”
79. Cyndi Lauper – “Time After Time”
78. Faith No More – “We Care A Lot”
77. De La Soul – “The Magic Number”
76. Simple Minds – “Don’t You (Forget About Me)”
75. Dead Kennedys – “Too Drunk To Fuck”
74. Orange Juice – “Rip It Up”
73. The Fall – “Hit The North”
72. The Clash – “Rock The Casbah”
71. Queen & David Bowie – “Under Pressure”
70. Talking Heads – “Road To Nowhere”
//69. Metallica – “Master Of Puppets”
68. Sonic Youth – “Teen Age Riot”
67. Duran Duran – “Rio”
66. U2 – “With Or Without You”
//65. Melle Mel – “White Lines (Don’t Don’t Do It)”
64. Nirvana – “About A Girl”
63. Depeche Mode – “Never Let Me Down Again”
62. Sundays – “Can’t Be Sure”
61. The Waterboys – “Whole Of The Moon”
//60. Guns N’ Roses – “Sweet Child O’ Mine”
//59. Iron Maiden – “Run To The Hills”
58. Bomb The Bass – “Beat Dis”
57. Psychedelic Furs – “Pretty In Pink”
56. Soul II Soul – “Back To Life”
55. 808 State – “Pacific State”
54. Frankie Goes To Hollywood – “Two Tribes”
53. The Cure – “Just Like Heaven”
52. Bruce Springsteen – “The River”
51. The Jam – “Going Underground”
50. MARRS – “Pump Up The Volume”
49. My Bloody Valentine – “You Made Me Realise”
48. Prince – “Sign ‘O’ The Times”
47. Grace Jones – “Pull Up To The Bumper”
46. Pixies – “Monkey Gone To Heaven”
//45. Don Henley – “The Boys Of Summer”
44. Morrissey – “Everyday Is Like Sunday”
43. Kate Bush – “Hounds Of Love”
42. Cameo – “Word Up”
41. Dexys Midnight Runners – “Come On Eileen”
40. Happy Mondays – “Hallejulah”
39. Echo And The Bunnymen – “The Killing Moon”
38. Run DMC – “Walk This Way”
//37. AC/DC – “Back In Black”
36. R.E.M. – “The One I Love”
35. NWA – “Straight Outta Compton”
34. The Smiths – “There Is A Light That Never Goes Out”
//33. Madonna – “Like A Prayer”
32. The Stone Roses – “Made Of Stone”
31. New Order – “Temptation”
30. Pet Shop Boys – “What Have I Done To Deserve This?”
29. The Jam – “That’s Entertainment”
28. Sugarcubes – “Birthday”
27. The Pogues – “Fairytale Of New York”
26. David Bowie – “Ashes To Ashes”
25. Public Enemy – “Don’t Believe The Hype”
24. The Jesus And Mary Chain – “Just Like Honey”
23. Nick Cave And The Bad Seeds – “The Mercy Seat”
22. Dinosaur Jr – “Freak Scene”
21. This Mortal Coil – “Song To The Siren”
20. Salt N’ Pepa – “Push It”
19. Joy Division – “Atmosphere”
//18. Michael Jackson – “Billie Jean”
//17. Bon Jovi – “Livin’ On A Prayer”
16. Pixies – “Debaser”
15. Pet Shop Boys – “It’s A Sin”
14. The Smiths – “This Charming Man”
13. The Jesus And Mary Chain – “April Skies”
12. The Stone Roses – “Fools Gold”
11. Human League – “Love Action (I Believe In Love)”
10. Eric B. & Rakim – “Paid In Full”
09. New Order – “Bizarre Love Triangle”
08. The Cure – “In Between Days”
//07. Neneh Cherry – “Buffalo Stance”
06. Prince – “When Doves Cry”
05. The Specials – “Ghost Town”
04. Talking Heads – “Once In A Lifetime”
03. The Smiths – “How Soon Is Now”
02. Joy Division – “Love Will Tear Us Apart”
01. New Order – “Blue Monday”

tutta la vita davanti

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Siamo un popolo in balia dei call center, nella buona o nella cattiva sorte. In momenti di rimessa in discussione di spese famigliari, visti i tempi che ci aspettano, i più attenti cercano di abbattere costi superflui tagliando i servizi in cui la concorrenza dei corrispettivi on-line e telefonici è stata più spietata, per esempio per conti correnti e assicurazione dell’auto. Ma rinunciare alle agenzie e agli impiegati che dedicano il loro tempo a te come intermediari ha il suo contro, che consiste nel dannarsi in ricerche, presa di contatti per preventivi, comparazioni in siti Internet che a volte viene il dubbio che si approfittino della scarsa trasparenza. Che poi non è detto, perché ci sono sia gli impiegati scostanti che i muri di gomma telefonici, ma anche i veri professionisti che quando li incontri valgono quanto costano e persone volenterose che, pur sottopagate, danno assistenza a centinaia di chilometri e risolvono i problemi senza nemmeno sapere chi sei. Ci sono sistemi informatici che appena arriva la chiamata riconoscono il numero e ti indirizzano all’operatore che ti ha seguito l’ultima volta, questo è solo un esempio a dimostrazione del fatto che malgrado la delocalizzazione questo modello di servizio – tu vivi ad Aosta e ottieni supporto telefonico a Sassari – è in grado di tener testa a quello tradizionale.

Bisogna solo vincere il blocco dell’affidare i propri dati e i propri soldi a quel nulla che si ha davanti, al quale già deleghiamo pensieri, parole, opere e omissioni, quindi lo scetticismo è puramente culturale. Il problema è che i call center dei carrier telefonici non ci hanno lasciato il tempo di affezionarci, sia per l’inbound, quando cioè cerchiamo una risposta e veniamo trattati a pesci in faccia, sia per l’outbound, quando ci chiamano per offrircene di ogni quando, non so a voi, ma a me l’unica cosa di cui ho bisogno è ricevere bollette meno salate per banalissimi servizi di chiamate telefoniche e adsl. Invece quell’ibrido di ambiente tra il monopolio e il libero mercato che per anni ci ha fatto pirlare da un Tele2 a un Fastweb passando per Telecom Italia anche solo perché nel frattempo era cambiato tutto e dovevi pagare 90 euro per mantenere lo stesso numero – roba da matti – il tutto con tempi di attesa biblici e musichette di dubbia qualità, ci ha reso invise le guide telematiche da remoto e, a difesa del nostro retrogrado punto di vista, descriviamo i più desolati scenari di sbando tra svogliati precari che non si prendono a cuore la tua pratica in caso di parabrezza sfasciato mentre avere un riferimento fisico a cui affidare le nostre preoccupazioni costituisce un supporto, almeno psicologico. Che poi non porti a nulla nemmeno quello è un altro discorso.

E prendete tutto questo come una sorta di sfogo mentre mia moglie, sull’altro pc di casa, sta rivoluzionando il nostro comune sistema di vita rimettendo in discussione i pochi punti saldi di riferimento terreni che avevamo: quell’impiegato così a modo dell’agenzia di assicurazioni che ci segue da sempre e il conto corrente co-intestato in una filiale che ha un indirizzo vero popolato da persone nei cui uffici si recano quotidianamente. Che non ha nulla di romantico se non il fatto che lo abbiamo da quando è iniziata la nostra vita in comune. E niente, inizia un nuovo corso, tutto virtuale. Incrociamo le dita.

modello unico

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Ogni tanto, scherzando, dico a mia moglie che la mia condanna è quella di dover discutere con persone alle quali non riesco a far cambiare idea e che quasi mai nessuno ascolta i miei consigli. Un vero e proprio contrappasso dantesco, il girone di Cassandra, che mi pare che nell’opera dantesca non ci sia, chiederemo a chi di competenza. E mi riferisco a lei – mia moglie, non Cassandra – che comunque tutto sommato è quella che mi ascolta di più. Mi riferisco a mia figlia che invece non cambia idea ma lì per fortuna, per le cose importanti, laddove portare come esempio la propria esperienza non funziona, prevale il ruolo di genitore e, quando necessario, subentra l’imposizione.

Mi riferisco al mio capo sul lavoro. In tutti questi anni non credo di esser mai riuscito a fargli variare di un millesimo di grado la rotta da mantenere, d’altronde l’agenzia è sua, è lui l’imprenditore e sarà giusto così. Anche se poi mi è accaduto più volte di inviare di nascosto le mie proposte al cliente scartate da lui in fase di selezione e che il cliente scegliesse una di queste, e io mi dico che lo sapevo perché, lavorandoci più a contatto, conosco il cliente meglio di lui. Mi riferisco agli amici e ai conoscenti con i quali molto spesso si discute di attualità e di politica, si parte rispettivamente dai punti A e B e si tracciano linee parallele che se va bene si ritorna all’A e B perché talvolta ci si ritrova a punti C e D e ci si saluta imbronciati e magari si pensa che è meglio non frequentarsi più, che non è detto sia un male.

Mi riferisco ai miei genitori, che in quarantacinque anni posso dire con assoluta certezza di non essere mai riuscito a convincere di nulla, malgrado il loro appartamento sia zeppo di conseguenze delle scelte prese un po’ così, senza dare retta a una voce che magari da fuori e non coinvolta in processi e decisioni poteva essere utile ascoltare. Ci sono due aspetti che entrano in gioco, in questo che probabilmente è il caso più evidente di scarsa autorevolezza come lo sarebbe di chiunque. Intanto il lavoro che svolgo, cioè non ho un vero e proprio ramo di competenza per il quale possa essere considerato da loro una autorità – dubito che possano aver bisogno delle mie capacità di scrittura creativa – e quindi per tutto la gamma di argomenti sui quali ho un parere, questo di default vale meno del loro per non dire di chiunque altro. A partire dal modello di tv da prendere fino alle modalità con cui vendere l’automobile che mio padre ormai non può più guidare: i miei genitori hanno stabilito un prezzo suggeritogli da un primo possibile acquirente che poi ha mollato il colpo, quindi tutt’altro che obiettivo, poi si sono basati solo sul passaparola fino a quando un nuovo interessato ha visto il veicolo e ha acconsentito. Ma non ha lasciato nemmeno un acconto e dopo quasi un mese dalla sua visita l’auto è ancora lì, parcheggiata nello stesso punto sotto casa. Tutto questo mentre io avevo verificato il prezzo di mercato, il triplo della loro proposta, messo un annuncio on-line ed ero stato contattato più di una volta per chiudere la vendita. Ma niente, loro avevano dato la parola a quello che poi non si è fatto più vedere e ancora stamattina, dopo averle fatto gli auguri per il suo compleanno, mia mamma mi ha pregato di aspettare ancora qualche giorno prima di pubblicare un altro annuncio in Internet, “che magari si fa vivo”.

Ecco, quando ogni tanto dico a mia moglie di essere destinato a discutere con persone alle quali non riesco a far cambiare idea, lo dico scherzando ma mica tanto. Per non parlare del ritorno di tutto questo sull’autostima, la cui carenza riempie pagine di questo blog dal giorno della sua fondazione, anche se non sempre la vedete indicata tra le tag sotto ai post.

continuità del servizio

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Mia figlia ha preso poco da me, per fortuna. Diciamo che è mia moglie per l’80% il che è un dato positivo, e non lo scrivo per spingervi a postare nei commenti cose tipo ma no, non dire così, siamo sicuri che da te ha preso le qualità migliori eccetera. No, posso confermarvi, e chi meglio di me potrebbe farlo, che dal padre ha ereditato l’altezza (ma non ne sono così sicuro, perché mentre da piccola era più alta della media ora a 8 anni non lo è già più), il senso del ritmo, l’abilità di imitare i suoni della batteria con la bocca e la scarsa manualità. Così è un bene che si sia fermata lì. Il resto è di mia moglie: l’intelligenza, piedi capelli e denti su tutto, e poi il resto, compresa la facilità nello spazientirsi. Guardando le sue foto in primo piano – ne ho un hard disk pieno – mi rendo conto del morphing dei lineamenti, a volte più simili ai miei, a volte più alla mamma a seconda del momento della crescita, poi via via verso i tratti più definiti tanto che già oggi si intravede la persona che sarà un giorno. Proprio ieri sera la osservavo, ora che inizia ad avere le sue preferenze di abbigliamento, modo di portare i capelli, gusti musicali, e collegavo il tutto con il fatto che anche la terza elementare è agli sgoccioli, insomma sta crescendo e chissà se sono pronto. Ma devo stare attento perché c’è un equivoco dietro l’angolo. A volte la vedo troppo grande rispetto alla sua età anagrafica, e sono le volte in cui mi viene da cercare un appiglio in lei se magari sento che c’è qualcosa che non va altrove, e questo è un periodo di quelli. E mi accorgo all’istante che è un comportamento da correggere subito perché avverto la sorpresa in lei. Succede che cerco il contatto e mi perdo via come se volessi farmi consolare, che da una parte è anche giusto perché se i figli danno felicità è giusto a volte approfittarne, come infilare un cucchiaio in un barattolo di miele perché è qualcuno l’ha dimenticato aperto e portarlo colmo all’inverosimile alla bocca. Ma sopravvaluto la sua solidità che non è detto che non ci sia in un bambino, anzi, sapete come sanno esser forti. Ma si tratta di una solidità naif, una affermazione del sé che compie percorsi imprevedibili come quelle piante che si torcono a seconda di dove le posizioni per avere più luce. E un genitore non sempre è il massimo dal punto di vista energetico. Così quel poco di crescita conquistata si fa da parte, vinto dall’innaturalezza di un equilibrio con una parte deficitaria, da ristabilire. E ci tocca così far finta di nulla e riappropriarci della dignità mancante che poi è una delle principali responsabilità di un genitore: quella di non dare segni di assenza e di tenere sempre la luce accesa – la luce dentro di sé, in senso metaforico – perché non si sa mai, la paura del buio non si vince mai del tutto.

un bacio a testa prima del sonno, un altro prima di partire

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altro che bue

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Sappiamo tutti cos’è l’antipolitica, di questi tempi è un sentimento protagonista e un neologismo onnipresente che interpreta tutti gli stati d’animo di chi è deluso dai partiti. Ma si tratta di un fenomeno vecchio quanto la storia dell’umanità, che fino a poco tempo fa si chiamava qualunquismo ed era professato da chi non si curava della cosa pubblica e oggi rappresenta anche chi non solo non si cura della cosa pubblica ma, oltre alla scusante del sono tutti uguali, ha in più la lecita possibilità di avercela con quelli ha votato alle ultime elezioni o, in generale, con chiunque. Tanto che non sai chi se ne approffitta o meno, chi rimane fondamentalmente qualunquista ma non lo confessava vergognandosene e oggi finalmente ha trovato una ragion d’essere, facendo dei danni.

Mi chiedo però quale sia il nome, se esiste, dell’analogo sentimento che può provare in direzione opposta chi impersona il rappresentante politico nei confronti del cittadino che, per dirla papale papale, se ne fotte. Cioè a chi fa politica ed è stato chiamato in seguito a votazione a esercitare una qualunque forma di governo per tutti i cittadini, quelli che hanno votato il partito di cui fa parte, quelli che hanno votato gli altri partiti e quelli che non hanno votato affatto per le ragioni di cui sopra, non gli viene mai uno stato d’animo equivalente al “tanto sono tutti uguali” rivolto verso quelli a cui non interessa nulla e quelli che oltre a fottersene trovano i più sottili sotterfugi per fottere lo stato e di conseguenza anche verso quelli che invece lo hanno a cuore e lo rispettano? E questo potrebbe essere applicato a tutte quante le istituzioni, amministrazione centrale e locale ma anche consigli scolastici e associazioni varie. Cittadini che rappresentano cittadini a cui non interessa essere rappresentati o che non sanno nemmeno di averne diritto.

Perché chi occupa posizioni di rappresentanza per regolare elezione a qualunque livello deve avere un forte spirito di sacrificio per dare voce anche a chi sentenzia cose come quelle a cui ho assistito ieri sera, nel corso di una banale cena di classe con i genitori dei compagni di classe di mia figlia. Persone impegnate in associazioni scolastiche e in politica locale costrette ad ascoltare invettive contro tutto e tutti prive di ogni fondamento al netto del livore di default alimentato a pane e disinformazione. Ecco io non ce la farei, io dopo aver sacrificato il mio tempo libero anche per loro mi ribellerei come un Grillo al contrario, una anti-qualcosa dai rappresentanti verso i rappresentati perché se sono i rappresentati a dire di pagare i rappresentanti, intanto iniziamo a tirare fuori la dichiarazione dei redditi e vediamo se è davvero così.

poca esperienza

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In ufficio, tra colleghi, ci si dà del tu e le ragioni sono molteplici quanto ovvie. Seconda e terza persona sono di ostacolo alla collaborazione e ai buoni rapporti interpersonali anche verso i vertici, creano barriere alla comunicazione e formano gerarchie verticali che vanno a ridurre la confidenza tra i collaboratori. Non solo: impediscono di portare al lavoro quella parte di noi stessi che altrimenti lasceremmo a casa e di cui le aziende si fanno vanto, e non lo dico come una cosa negativa. D’altronde, non so voi, ma io qui ci passo otto ore e cerco di essere più a mio agio possibile.

Nel mio ambiente, poi, siamo tutti giovani e lo so, ho scritto siamo anche se io sono tra quelli più vecchi, ma anche in aziende più tradizionali e abbottonate non ho mai sentito darsi del lei. Poi si prende esempio dalle aziende americane grazie alla diffusione delle multinazionali in cui l’inglese è la prima lingua e lì, come sapete, tra tu e voi non c’è differenza. Anzi, se mi permettete una battuta un po’ antipatica, nel mio ambiente forse ci si dà più dell’io, nel senso che da queste parti è così florido di personalità egoriferite che trovare qualcuno che si rivolge a qualcun altro è una bella sfida. Comunque se un giorno verrete a lavorare qui, e scriverei spero di no per voi ma solo perché così vi trovereste ad avere me come vicino di scrivania e non lo scrivo perché so di essere letto da persone con cui ho rapporti professionali. Anzi in questo caso sappiate che lo faccio solo per dare un po’ di pepe ai miei post e aumentare il traffico così potete dormire sonni tranquilli, sono la persona giusta per la vostra comunicazione su blog aziendali e social media. Dicevo che se un giorno entrerete qui sappiate che vi si chiederà subito di darci del tu. Continua a leggere

l’armonia dei corpi

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Ecco, sarete contenti di sapere che ieri è andata ancora meglio, nel senso che quelli del corso prima del mio, anzi quelle perché si tratta di un’ora di aerobica, quando sono entrato per cambiarmi prima del mio allenamento stavano facendo stretching su “Fake empire” dei The National il che mi ha riempito di orgoglio, non capita tutti i giorni di trovarsi in ambienti pubblici ad alto tasso di indie-rock, vero? E la coach poi quando è stato il nostro turno ha cambiato cd e ne ha messo un altro dei tre che le ho preparato, anche questo contenente una playlist di altrettanto valore. Da questo blog nasce così ufficialmente la campagna “dona una compilation al tuo istruttore di ginnastica”, per un reale connubio tra mente sana e corpo sano.

p.s. mi aspetto nei commenti che qualcuno mi chieda di pubblicare la playlist del cd2

cantargliene quattro, anzi quarantamila

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La vendetta corale della società democratica e civile nei confronti di Anders Breivik, il folle integralista autore della strage di Utoya, è una forma geniale di rappresaglia, perché è allo stesso tempo bizzarra, demenziale, infantile e titanica. Decine di migliaia di persone che gli recano fastidio a suon di decibel, una forma di violenza da Blues Brothers, mi verrebbe da dire, come lanciarsi il cibo in bocca a distanza per far inorridire il tavolo vicino. Qui ci si vuole prender gioco con una canzone che ha un significato di pace e di uguaglianza, ed è una moltitudine inimmaginabile che annienta un individuo con l’arma più diversa che c’è rispetto a quella con cui l’individuo ha annientato una moltitudine. È l’evoluzione della risata che vi seppellirà, ed è il mio sogno di rivalsa da sempre. Raccogliere altrettanta gente, anzi di più, e andare tutti insieme nei posti in cui c’è bisogno, nei luoghi in cui si combatte, dove regna l’ingiustizia, dove è palese l’intolleranza, e mettersi a cantare a squarciagola le parole che più possono mettere a disagio e vedere poi l’effetto che fa. E, chissà perché (ma lo so il perché) se dovessi scegliere una canzone da cantare insieme a un milione di persone contemporaneamente per causare un po’ di mal di testa da queste parti, non ho nessun dubbio su quale sceglierei.