orsi, torri cadute e altri incidenti

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No, non credo che acquisterò l’iPhone 6, quello con il display da settordici pollici e che costa due milioni di lire, che più o meno è lo stesso prezzo che mio papà aveva pagato per la mia prima auto, una Ritmo 60CL bianca super-usata. Non credo che comprerò nemmeno quello più piccolo perché ho  già speso ventun euro per il nuovo disco degli Interpol e in questo momento ho esaurito il budget dedicato ai vizi. Nemmeno inizierò a boicottare il Trentino e tanto meno l’Alto Adige per la storia dell’orsa. Orsù, siamo seri. Le Dolomiti valgono bene un mammifero. Ma questo non è niente, se pensate che cerco persino di lasciar cadere nel nulla nomination in catene dei dieci libri e dieci dischi su Facebook e persino in quella dell’auto-gavettone gelato in testa. Sono stanco, tutto qui. Sono anche vecchio per le trasferte di lavoro, per anteporre un undici settembre a un altro come si faceva da piccoli, per difese strenue di presìdi ideologici o anche solo per mettermi in posa davanti alla camera anteriore da 13 megapixel di uno smartcoso. I tempi cambiano. A mia figlia sta simpaticissima la prof di matematica che è dichiaratamente di CL e mi immagino già come potrà spiegare certe cose di scienze. Ve lo immaginate? Di certo se una specie non si è evoluta a tal punto da dominare il pianeta come facciamo noi, chi siamo per imporre comunque le nostre regole? Gli integralisti dalla parte degli animali invece sono pronti a farsene una religione, di quelle che ti fanno ammattire fino a schiantarti contro i grattacieli. E mamma orsa non me ne vorrà se ho controllato se la mia guida di New York, quella che conservo perché ha in copertina le torri gemelle, è ancora lì insieme alle altre Lonely Planet ad aspettare di diventare un pezzo da collezione. Non ci ero nemmeno voluto salire sopra, avevo preferito la vista dall’Empire State, sapete, sono un tradizionalista. Spero non vi siano sfuggiti, per chiudere, tutti questi dettagli degli ultimi giorni facilmente collegabili con un unico denominatore comune, e se davvero non fossi così stanco, sarebbe interessante rifletterci tutti insieme. Almeno finché mia figlia non si dichiarerà apertamente laica e, con la prof di CL, terminerà irrimediabilmente l’idillio.

il dodici settembre

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Povero dodici settembre, oramai è diventato il giorno più bistrattato dell’anno, non lo celebra nessuno pur essendo una data importante. Il dodici settembre è il decennale della scoperta di una grande energia, quella necessaria ad alimentare lo sforzo a ricostruire tutto da capo. Oggi ricorre l’alba che sorge sullo spettro della catastrofe, in un giorno in cui l’aria è ancora irrespirabile per il fumo nero del giorno prima, la luce naturale del sole che si accende e tenta di sopraffare le luci artificiali rimaste attive nella notte per non interrompere i soccorsi alle macerie delle Twin Towers. Un giorno in cui molti non si sono svegliati perché non sono andati proprio a dormire, impegnati a Ground Zero, o a casa a seguire la diretta di quello che stava succedendo, o proprio non c’erano più, di loro non rimaneva più nulla ed è facile immaginare il perché. Il dodici settembre non ha nessuna invidia per il suo fratello maggiore, così gli ricorda che non è l’unico. Sai, gli dice, non sei il solo a essere entrato nella storia. Per esempio, anche l’undici settembre del 73 c’erano aerei protagonisti in cielo, ma aerei militari che bombardavano la sede di uno stato sovrano, quello cileno, che stava per perdere la sua libertà e il suo rappresentante eletto democraticamente in favore di una sanguinaria dittatura militare.

E se ci sono molte ragioni per cui l’undici/nove di dieci anni fa ha superato in drammaticità tutti gli altri, non bisogna dimenticare il giorno successivo ai grandi eventi, il day after, e il dodici settembre lo è diventato per antonomasia. Perché il giorno dopo, a freddo, è ancora tutto più assurdo e ancora più presente e vivido del giorno prima. Buon dodici settembre a tutti, anche se apparentemente non c’è proprio nulla di cui rallegrarsi.

p.s. e, per cortesia, ora basta full immersion mediatiche in catastrofi in cui sono coinvolti voli di linea. Vorrei avere il coraggio di mettere ancora piede su un aereo, in futuro.