storia d’amore con dedica

Standard

Era il metodo migliore per cacciarsi nei guai, questo lo sapeva bene e ho letto la sua consapevolezza tendente a rassegnazione nella sua espressione, mentre la aspettava all’angolo con la ventiquattrore in una mano e il libro che le aveva acquistato come presentino nell’altra. Prima di incartare quel volume di Baricco, che io non accetterei in dono manco morto ma non ho amici che mi regalano libri, anzi, non ho amici tout court perché poi scrivo cose come che io un libro di Baricco non lo accetterei in dono manco morto e, siccome Baricco piace a tutti, i tutti si offendono e mi levano l’amicizia nel modo più semplice, nella vita c’è un pulsante apposito come su Facebook. Dicevo che prima di incartare con le sue mani quel volume di Baricco le aveva pure scritto una dedica nella seconda di copertina, nemmeno piuttosto esplicita semmai virante alla tenerezza.

Ma se uno che conosci da poco ti scrive una dedica su un libro di Baricco sotto sotto qualcosa c’è. Insomma, da adulti a certe smancerie nessuno abbocca più e forse si farebbe prima a fare una richiesta come quando sei dal panettiere e chiedi questo e quello e il conto. Così vai da una persona e le chiedi una corsa semplice andata e ritorno o addirittura di sola andata, o un abbonamento integrato a qualche mese di viaggi di piacere, oppure tutta una vita di routine con posto riservato dalla stessa partenza allo stesso arrivo, scioperi permettendo. Avete colto la metafora, vero?

Metafora più che azzeccata, perché i due si erano conosciuti così, occupando gli stessi posti ogni giorno sul treno da Varese a Milano quasi come in quel film con Meryl Streep e Robert De Niro. State calmi. Non ho detto che si erano innamorati, almeno questo lei non me lo ha raccontato. Flirtavano, per quanto fosse possibile. Lui aveva già una famiglia numerosa all’attivo: una bambina alle elementari a cui si erano aggiunte due gemelle di quelle che non ti aspetti. Vuoi fare il bis ma poi il bis ti prende in parola e te ne escono davvero due, e da uno a tre c’è una bella differenza in termini di impegno.

Lei invece conduceva con fatica una di quelle relazioni che non sai come ci finisci dentro, con un elettricista peraltro di qualche anno più giovane. Lei tutto sommato molto attraente a differenza di lui che invece boh. Tra l’altro un figlio unico con una scarsa visione progettuale per il futuro prossimo, soprattutto insieme a qualcun altro che non fosse se stesso o, al massimo, i suoi genitori. Uno che si professava di destra e ascoltava De André. Per questo lei teneva sempre una porta accostata sperando che qualcuno si infilasse dentro, e non è un doppio senso ma mi riferivo alla sua vita, un estraneo che perdendo la testa le scrollasse di dosso la responsabilità di aver interrotto un rapporto che si perpetrava come un’espressione matematica infinita. Prima le moltiplicazioni e le divisioni e le parentesi tonde e poi le quadre e le graffe, solo che il risultato non arrivava mai. Senza contare il rischio di sbagliare un calcolo in corso di svolgimento.

Anche lui, il potenziale amante, era belloccio, vestito da avvocato e con un portamento alla Alessandro Gasmann, avete presente. Non sapeva come ci si fosse buttato in mezzo a quel gioco delle parti, insomma tra il lavoro e la casa c’era il rischio che, da un diversivo alimentato a compiacimento dell’ego – a chi non piace piacere a qualcuno -quella si trasformasse in una storia parallela tutta da gestire e con le conseguenze che ti tirano scemo. Quando ci si vede. Dove ci si vede. Che scusa utilizzare. Come distruggere le prove. Valutare il rischio di ritorsioni. Attivare un nuovo contratto telefonico dedicato. Valutare il rischio di delatori. Valutare il rischio di rovinarsi con le proprie mani. Valutare il rischio di finire in disgrazia. Cose così insomma. Da un libro di Baricco con tanto di dedica vorrei-ma-non-posso a trovarsi in un residence per divorziati il passo è breve.

Lei però aveva intravisto una via di fuga per di più con un professionista di una certa eleganza, così lontano dall’operatore dell’Enel con cui condivideva il letto a due piazze. Tutta soddisfatta della lettura e dei contenuti tra le righe che avrebbe trovato nel libro di Baricco, così attinenti a quella storia d’amore clandestina non ancora consumata, un giorno aveva abilmente guidato una conversazione durante un viaggio verso Milano – la mattina si è tutti un po’ più ambiziosi – su una gita al mare che avrebbero potuto fare accompagnandosi a quei pochi altri compagni di pendolarismo. Era primavera inoltrata, la fuga verso la costa è uno degli argomenti più battuti tra chi è costretto alla pianura quotidiana delle periferie dal clima continentale, ed entrambi avrebbero potuto godersi un po’ di compagnia reciproca con l’alibi ufficiale della gita di gruppo.

Poi non so come sia andata a finire, se il piano sia stato messo in pratica e il programma abbia funzionato. Se c’è addirittura stata una defezione di massa in fase organizzativa: probabilmente, a furia di viaggiare con loro, gli altri devono avere pur percepito quello che si stava sviluppando tra i due, defilandosi così con l’obiettivo di lasciarli soli ma non per loro volontà.

Mi sono immaginato però i loro corpi in costume da bagno anche se non fa così caldo, a vedersi così inusualmente senza vestiti per la prima volta su un pezzo di spiaggia deserta in un giorno lavorativo, dopo aver utilizzato una feria. Una brezza leggera quanto il senso di colpa per la perplessità dei rispettivi partner, stupiti più che preoccupati per una cosa così puerile come una gita con persone che si conoscono appena. Me li sono immaginati magari poi presi dalla reciproca attrazione a combinare qualcosa in quello scenario così fuori stagione, un po’ come loro due. Ma sono tutte congetture, le mie.

So però come è finita. Dopo un paio di settimane dall’omaggio letterario con dedica, lei si è scoperta incinta del suo compagno. Ma aveva già ammesso alla sua collega e migliore amica che comunque un po’ quel tipo alla Alessandro Gasmann la ispirava, a forza di trascorrere le pause pranzo insieme la cosa sembrava prendere forma, e che aveva paura di complicare le vite di tutti, che già la sua, di vita, si era manifestata più volte in forma catastrofica. È facile immaginare quali sarebbero state le conseguenze per il finto Alessandro Gasmann, per la sua famiglia numerosa, e per l’operaio dell’Enel, che lei non riusciva a ricordarsi perché fosse comunque ancora nei suoi progetti ma che ora c’era pure la prova che stava crescendo da qualche parte nella sua pancia.

E aspettare un bambino era in fondo quello che ci voleva, anzi posso affermare con certezza che ha cercato fortemente un epilogo così privo di contraddittorio per avere una cosa più grande che scegliesse per lei. Il motivo forse più ineluttabile che le consentisse di liberarsi dalla responsabilità di fare una scelta, qualunque essa fosse stata. Non posso farci niente, mi sembra di sentirle dire al telefono, aspetto un bambino, non è colpa mia.

Non conosco invece che ne è stato del libro di Baricco con la dedica. Lei voleva regalarmelo perché non avrebbe potuto certo tenerselo in casa, con il rischio di destare sospetti nel futuro padre di suo figlio. Mi sono sentito in dovere di rifiutare. Baricco proprio no, davvero, non ce la farei.