ci sono serie che non finiscono mai

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Mentre sto aspettando l’inizio della prima puntata di Deutschland 83 su Fox Atlantic che ha tutte le carte in regola per essere una serie interessante – Berlino Est, Berlino Ovest, guerra fredda, Stasi, servizi segreti occidentali, primi anni ottanta, musica del periodo scelta filologicamente, impermeabili e baffetti – su un altro dei millemila canali Sky che vede mia mamma (io non ho Sky e quando sono in visita da lei ne approfitto non uscendo praticamente di casa) va in onda quasi 24 ore su 24 una specie di maratona Friends. Leggo allora sull’organo ufficiale di informazione di Sky che ogni giorno è così: in un’apoteosi di stagioni su stagioni, in un’orgia di gag e gesti come quello delle virgolette fatto con le dita passati alla storia e grazie a Friends diventati di moda, su un canale di Sky ogni giorno senza sosta le puntate di Friends scorrono una via l’altra ad libitum. Penso così a come dev’essere una tortura tipo il secondo tempo di Arancia Meccanica. Legato su una poltrona e costretto con gli occhi aperti a seguire l’intera storia di Friends dal primo episodio all’ultimo che, così sui due piedi e a distanza di così tanti anni, non ricordo nemmeno come finisca. Chi si sposa con chi? Chi ha un figlio da chi? Chi va a vivere lontano dall’appartamento che ha indotto molti delle generazioni dopo la mia a fare armi e bagagli e a trovarsi case con coinquilini simpa e dirimpettaie disinibite che magari alla fine ci scappa qualcosina?

Oggi le serie tv sono come Deutschland 83, negli anni 90 c’era Friends, punto e basta, tanto che tempo fa, quando mi è stato chiesto di trovare qualcosa di divertente per una festa aziendale anni 90, ho pensato proprio a realizzare dei cartonati in scala 1:1 rappresentanti i sei protagonisti del telefilm ma senza testa, in modo da mettersi in posa e scattarsi dei selfie con il corpo del proprio personaggio preferito. Sei Ross o sei Jennifer Aniston? E mentre aspettavo l’inizio della prima puntata di Deutschland 83 su Fox Atlantic, sbirciando su Sky non so cosa come si stava negli anni 90, come ci si vestiva, che musica si ascoltava, ho trovato una persona che nel 2015 non sapeva che Monica di Friends era quella che saltava sul palco di Dancing in the dark. Monica di Friends ha ballato in un video con Bruce Springsteen, ma questo lo sapevate tutti, vero? Si tratta di un aneddoto celeberrimo che anche io, come voi, ho raccontato a cani e porci e che nel tempo ho continuato a diffondere malgrado incontrassi sempre meno persone che ne erano all’oscuro. Finché, nel 2015, ho trovato una persona che non lo sapeva. Quella persona è mia moglie.

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love is a banquet on which we feed

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Molto tempo prima dei lucchetti di Ponte Milvio e degli auricolari dei dispositivi portatili per l’ascolto della musica condivisi tra le giovani coppie in barba alle principali leggi della stereofonia, era tutt’altro che raro che ragazze e ragazzi innamorati a vicenda, alla domanda “qual è la vostra canzone” – intesa non certo come quale pezzo presentate al prossimo Festival di Sanremo bensì come quale brano considerereste colonna sonora della vostra storia se la vostra storia fosse un film – in almeno nove casi su dieci (stima puramente inventata dal sottoscritto), rispondessero senza indugio alcuno “Because the night”. Come biasimarli, d’altronde. Si tratta di una delle canzoni d’amore e struggimento più note della letteratura musicale di tutti i tempi, che in molti (in Italia) legano al suo utilizzo come sigla di Fuori orario su Rai 3 dalla notte dei tempi, e che ve lo dico a fare. Insomma, ci siamo capiti. Ma la moltitudine di persone che non riesce a non inserire il suddetto brano in una qualsiasi compilation a sottofondo di turbamenti di ogni sorta è suddivisa in due macrocategorie: quelli che amano la versione di Patti Smith, e i supporter della versione originale di Bruce Springsteen, altrettanto arcinota ma pubblicata solo recentemente nell’album The Promise, uscito lo scorso anno. E non me ne vogliano i fan dei 10,000 Maniacs, la loro cover è stata solo esercizio di stile. (Ah, io voto per Springsteen).

2010, il meglio (in musica) dell’anno del contatto

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High Violet - The National

#1 The National – High Violet

Ho provato e mi sono applicato meticolosamente, ve lo giuro. Giorni e giorni di ascolto volontario e talvolta forzato. Ma non riesco a trovare, non solo in High Violet ma in tutta la discografia della band di Matt Berninger, un solo pezzo che non mi piaccia. Un passaggio, un arrangiamento, una melodia o che altro. O un testo scontato. Questo non è solo il primo posto nella classifica dei migliori album del 2010. È anche un primo posto per il migliore gruppo dei ’10 (nel senso del decennio) e una sorta di umile (perché conferito da me) premio alla (loro) carriera a cui va anche il merito della (mia) perseveranza, visto che è l’unico gruppo di cui ho comprato praticamente tutta la discografia su vinile. Oltre ad averla scaricata, prima.

Maximum Balloon - s/t

#2 Maximum Balloon – s/t

Qualunque cosa sfornino i Tv On The Radio spacca. Vi sembra troppo? Considerate allora anche solo Rain Machine, le varie consulenze vocali di Babatunde “Tunde” Adebimpe o le esibizioni live con Peter Murphy e Trent Reznor e non potrete che darmi ragione. Il progetto solista di David Andrew Sitek, poi, è una compilation di singoli che, uno via l’altro anche a distanza non ravvicinata, possono distrarre i fans dei TVOTR che, come me, non vedono l’ora di mettere le mani sul seguito di Dear Science. Una sorta di evoluzione dei Tom Tom Club. Il piri-piri-pi-pi-pi di synth di Groove Me non riesco davvero a togliermelo più dalla testa. Proverò a dare sfogo alla mia morbosità, prima o poi, azzardando un mash-up tra la traccia numero 2, Young Love, e questa hit anni ’80. Acquistato in vinile.

Suuns - Zeroes QC

#3 Suuns – Zeroes QC

Ho esagerato? Ma no. Canadesi di origine e segretamente canadesi di pubblicazione, i Suuns hanno dato alla luce il migliore album d’esordio dell’anno, questo vale bene un terzo posto. C’è un po’ di tutto, anche di Tv On The Radio, il che ne fa una miscela davvero originale e moderna. Sentite qui o qui, per esempio. Non aggiungo altro che non si trovi in questa recensione.

Interpol - Interpol

#4 Interpol – s/t

Il disco più sottovalutato dell’anno, forse solo perché è stata sopravvalutata la band in passato. Stroncato dalla maggior parte delle recensioni, trovo sia invece un ottimo lavoro, meno facile dei precedenti e quindi da ascoltare con attenzione. Un paio di pezzi che colpiscono subito (i singoli già pubblicati e Success), altri da meditazione (soprattutto il lato B se, come me, avete acquistato il 33 giri). Di certo il cambio di formazione non ha giovato. Non ho visto il live, ma in qualche apparizione disponibile su Youtube non sembra che il nuovo bassista abbia la stessa precisione di Carlos Dengler e, soprattutto, la seconda voce del nuovo tastierista è poco adatta a supportare il timbro di Paul Banks.

The Walkmen - Lisbon

#5 The Walkmen – Lisbon

Dice (anzi scrive) bene Lorenzo Righetto su Ondarock: Lisbon è un disco affascinante, una raccolta di serenate cantate da una delle voci più taglienti dell’alt statunitense. D’altronde non è immediato sentirsi comodi sul timbro di Hamilton Leithauser. Vette dell’album, almeno come le sento io, la composizione per gruppo rock e banda civica Stranded e Torch Song, un pezzo d’altri tempi.

Bruce Springsteen - The Promise

#6 Bruce Springsteen – The Promise

Un disco “di scarti”, che si commenta da sé.

Seguono:
#7 Tame Impala – Innerspeaker
#8 Massive Attack – Heligoland
#9 Lonelady – Nerve up
#10 M.I.A. – /\/\ /\ Y /\
#11 Soft Moon – s/t
#12 Everything Everything – Man alive
#13 The Foals – Total life forever
#14 Arcade Fire – The suburbs
#15 UNKLE Where Did The Night Fall

Italiani? Non pervenuti.