del perché non dovrebbero chiamarsi lavori umili

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L’inserviente ci ha fatto chiamare apposta perché dice che il forno a microonde è un disastro. Della nostra lingua conosce solo le parole che più assomigliano alla sua ma le pronuncia nel modo in cui nei film o alla tv i francesi cercano di esprimersi in italiano, persino con quella specie di pernacchietta che corrisponde al nostro boh. Il problema è che siamo nel torto anche se abbiamo compiuto con zelo il nostro dovere. Ci siamo dimenticati di quel piccolo particolare sul quale la nostra prestazione viene giudicata insufficiente. Sono certo infatti che il bungalow in cui abbiamo soggiornato l’abbiamo tirato a lucido, togliendo persino sporcizia non nostra. I propri residui si fan presto a riconoscere. Ma il forno a microonde ci dev’essere sfuggito, né io né mia moglie ce lo siamo assegnati nella divisione dei compiti ed è finita come è finita. La proprietaria del villaggio così ci trattiene alla reception fino a quando si presenta l’inserviente che conferma la sua sentenza. Per paura di sentire la nostra difesa torna fuori dai suoi attrezzi del mestiere, si appoggia sulla balaustra e si accende una sigaretta con quel modo di fare reso provocante dai capelli raccolti e dal camice che, indossato in estate, probabilmente non presume nient’altro che l’intimo sotto. D’altronde le regole sono le regole e i nuclei abitativi devono essere lasciati nelle stesse condizioni con cui sono stati presi. Ci sono altri italiani in coda per saldare il conto e non voglio dare l’idea di quello che si dissocia dall’antico spirito di rivalità tra noi e i francesi, anche se a dirla tutta ho sempre tifato per la marsigliese. Così non ci penso due volte, recupero in macchina lo sgrassatore e un rotolo di Scottex e vado ad espiare la mia colpa per consentire alle persone che ci daranno il cambio in quella vacanza di prendere il nostro posto. Mentre mi allontano sento l’inserviente chiedere qualcosa alla sua collega che nel frattempo ha risistemato un altro bungalow, ma questa volta usa solo il francese e come risposta l’altra ragazza le porge una borsa di nylon con delle confezioni di alimenti – burro, biscotti, un pacco di pasta italiana e una latta di ragù pronto – che le apre sotto il naso. Le due scoppiano in una risata, io accelero il passo perché mi sale il timore di aver lasciato anch’io qualcosa di buono nel frigo.