la scelta di sofà

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Da bambino era una zattera su cui mettere in salvo il minimo indispensabile e la sala era una palude tipo le Everglades di cui conosceva l’esistenza da quell’episodio della “Storia e gloria della dinastia dei paperi”, quindi un ambiente ostile con tanto di coccodrilli che non avevano pietà né delle pantofole tantomeno dei fumetti o della focaccia di merenda. Così teneva tutto a bordo e si lasciava cullare da quel poco di moto ondulatorio che una palude così popolata da sedie, tavolo, poltrone e mobile tv può trasmettere lungo la superficie dell’acqua.

Dopo tanto tempo poi ha avuto la possibilità di dotarsi di una imbarcazione da casa tutta sua, da tenere in un rimessaggio simile a quello della palude che c’era nella casa dei suoi genitori. E la scelta non era facile, perché si trattava di decidere uno degli elementi chiave dell’arredamento intorno al quale spesso ruota la vita quotidiana di tutto l’equipaggio. Quindi intanto doveva essere sufficientemente ampia, almeno un cabinato da tre posti abbondanti con un pontile da due metri e mezzo. Poi doveva integrarsi alla perfezione nell’ambiente sia nella forma che nei colori, quindi design moderno e tessuto tra il color corda e il marrone scuro. E avrebbe dovuto anche essere accessibile economicamente. Alla fine, dopo qualche mese di ricerca, aveva trovato quella giusta, ritenuta perfetta anche dai suoi nuovi compagni di viaggio e con qualche rata era riuscito a farla propria.

Ora quella nuova zattera, che è un divano che tutti dicono assomigliare più a una chiatta, veleggia nel centro di un nuovo specchio d’acqua fatto di piastrellone di marmo beige che sono un po’ la morte dei sensi e che vorrebbe tanto sostituire con il parquet. Ci stanno comodamente in tre sopra, ciascuno con i propri passatempi preferiti. Libri, pc portatile, lettore mp3. Si sono portati persino due gatti che sonnecchiano durante la silenziosa traversata che partendo dalla mattina arriva fino alla sera, nei giorni in cui finalmente non c’è nulla da fare, se non fingere di essere soli e sperduti in casa, senza bisogno di nient’altro.