chi ha detto che l’agilità dipende dal peso di una persona

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E non mi riferisco a quella bestia di Cappellacci e alla sua eleganza da nutria nell’apostrofare la sua rivale Michela Murgia, voglio dire, ridurre il confronto politico a battute che nemmeno i grillinOH WAIT! No, non volevo parlare di questo, ma del fatto che oggi si sta consumando la “Giornata del Lavoro Agile“, un’iniziativa del Comune di Milano volta a incentivare la filosofia del risparmio di tempo di chi si deve recare in ufficio ma potrebbe lavorare dove preferisce, come il Vostro. E il caso vuole che oggi, giornata del lavoro agile, io sia a casa per motivi meno green e smart. Ieri notte infatti la febbre è salita confermando una versione blanda dell’influenza che c’è in giro e così ho pensato di stare a riposo, ma per modo di dire. Lo sapete che in certi settori professionali mica ci si può permettere di ammalarsi sul serio. Si tratta del solito discorso: la compenetrazione tra privato e professionale è fantastica in ambio lavorativo, perché coltivare la mia presenza personale online anche in orari di ufficio può giovare alla mia professionalità. Il rovescio della medaglia è questo, che poi uno vorrebbe starsene nel letto con il bicchierone di latte e cognac e invece. Ma, considerando la media di volte in cui sono indisposto (per usare un termine di altri tempi) è un contro a cui facilmente ci si abitua. Il vero problema del lavorare da casa semmai è un altro. Le scorte di cibo che ho in casa sono tentacolari, e se vi devo dire la verità, io proprio non so resistere. Da stamattina avrò preso almeno un chilo a furia di snack e spuntini, e non è giusto. Il telelavoro in realtà serve a dimostrare solo l’inferiorità dell’uomo nei confronti della dispensa.