il mio corpo che cambia

Standard

Ora non è che uno nel suo blog debba scrivere anche di quando va in bagno a fare le cose che si fanno in bagno, ma sappiate che quello che dico a voi non lo racconto a nessun altro. Quindi vi raccomando un po’ di discrezione. Ad ogni modo è stato molto bello ieri quando seduto nello studio del mio odontoiatra, che da ieri è diventato il mio odontoiatra di fiducia e ora scoprirete il perché, mentre mi aggiornava il preventivo e me ne stampava una copia per farmela firmare, io, semisedato per il duplice intervento di impiantistica a cui mi stavo per sottoporre e grazie al valium per nulla angosciato dallo scheduling di rateizzazione in dodici mesi che stavo scorrendo riga dopo riga, e alla lettura di ogni mese oltre alla crisi globale e alla possibilità di perdere il lavoro e non rispettare quel gravoso impegno economico mi figuravo i più cruenti scenari biblici, la peste i terremoti e le cavallette, tentavo comunque di lasciare un sereno ricordo di me a lui e al suo staff – qualora l’operazione avesse avuto l’esito peggiore che il mio immaginario contemplasse – sfoderando una delle gag migliori del mio repertorio da “adulto che tenta di malcelare il panico” tutto tronfio della mia filosofia da Facebook for the masses.

Così alla domanda se fossi teso, gli ho risposto che un po’ si perché quella del dentista è una paura atavica dell’uomo perché la bocca e i denti e blablabla, senza andare nei dettagli dei sogni che da sempre ogni tanto come tutti voi mi capita di fare, e cioè dei molari che se ne vanno, si staccano, addirittura più di uno per volta e poi restano lì in bocca e ti sembra di masticarli e poi ti guardi allo specchio e trovi il vuoto ma poi ti svegli perchè hai i gatti ritti sul petto che ti leccano la barba perché sono le sei e trenta del mattino e vogliono metterti al corrente del loro appetito (sì ho due gatti, sì ho la barba, sì mi sveglio alle sei e trenta del mattino). Gli ho aggiunto invece che l’odontoiatra è uno di quei lavori che non farei mai e che davvero ammiro chi li fa e non mi capacito di chi sceglie questa strada. Gli ho confessato che nella classifica delle professioni agli antipodi dalla mia tempra (la cosa più rischiosa che ho fatto nella mia vita è stata usare un browser senza antivirus) ai vertici c’è la sua e il pilota di aeroplani per il trasporto passeggeri (c’è uno psicologo in sala o un esperto di film di Woody Allen?).

Al che, ed ecco perché l’odontoiatra in questione è stato immediatamente promosso a mio odontoiatra di fiducia e non perché l’esito dell’intervento è stato positivo e l’operazione assolutamente indolore, mi ha risposto di essere onorato di costituire la sintesi della mia visione del coraggio. Terminate le superiori si era presentato di fronte ai genitori con due domande di ammissione ad altrettante carriere alternative: quella che svolge tutt’ora, per la quale poi avrebbe superato la preselezione, e quella presso l’aeronautica militare. Quello è stato il climax. Dottore andiamo, sono pronto, gli ho detto. L’ennesima conferma della mia ricerca inconscia del padre ideale nelle figure complementari di cui mi voglio attorniare, ciascuno a svolgere una delle attività per le quali non sono portato, una visione di famiglia allargata a microsocietà autosufficiente in cui il mio compito è di raccontare cosa fanno gli altri e, al massimo, scegliere la playlist più indicata al momento.