generatore random di coppie di cantanti anziani italiani abbinati per puro scopo commerciale

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Vi giuro che del concerto di Baglioni e Morandi trasmesso alla tele qualche sera fa non ho visto nemmeno una canzone, tanto mi schifava l’idea. Claudio Baglioni è il mio incubo, me lo porto appresso da quando ho avuto un sistema uditivo sufficientemente sviluppato da percepire suoni perché negli anni 70 ha fatto piazza pulita della concorrenza sulle ragazzine. Il mondo era pieno di preadolescenti con il poster che qualcuno ha già scarabocchiato e dice vieni in Tunisia appeso sul letto, compresa mia sorella con cui condividevo la cameretta. Per non parlare di anni di pianobar in cui includere qualcuna delle sue hit era inevitabile se volevi lavorare e compiacere il pubblico. E che cosa dire di Gianni Morandi, sempre sulla cresta dell’onda prima come cantante, poi pure come attore, quindi come presentatore televisivo e oggi come asso pigliatutto dei Social Network? Quel gufo con gli occhiali che sguardo che ha, me lo prendi papà? Sì. E non ci sarebbe niente di male a mettere insieme, anche per puro scopo commerciale, questi due talenti se, appunto, non avessero 134 (centotrentaquattro) anni in due. Non ho niente contro i vecchietti, essendo da poco parte della categoria, ma che ci siano cantanti pop forzati a monopolizzare l’offerta culturale per cinquant’anni lo trovo eticamente aberrante. E ribadisco forzati, perché sono certe istituzioni – e non prendetemi per un complottaro grillista qualunque – che brandiscono queste armi di ammorbamento di massa proprio contro il progresso delle idee e le novità, per il terrore di andare a scardinare certi meccanismi consolidati che garantiscono poteri economici e controllo sociale. Sto esagerando? Chiaro che Gianni e Claudio non ne hanno colpa, probabilmente, perché con la recente operazioni che li ha riportati per l’ennesima volta alla ribalta chissà quanto grano – giustamente perché è il loro lavoro e lo fanno pure bene, ci mancherebbe – si sono fatti. Così ieri ho lanciato su alcuni socialcosi di cui sono un assiduo frequentatore proprio questa specie di contest: indicare le più improbabili coppie di cantanti anziani italiani abbinati per puro scopo commerciale. Seguono i risultati più esilaranti, ovviamente sentitevi liberi di ingrossare le fila degli spunti a favore dell’estremismo reazionario dell’imprenditoria culturale italiana (ringrazio a pioggia tutti gli autori delle proposte qui sotto).

Antonello Venditti e Renato Zero
Giovanna e Rita Forte
Giovanni Lindo Ferretti e Antonio e Marcello (anche se è un trio)
Marina Occhiena e Donatella Milani
Wilma Goich e Mara Redeghieri
Edoardo Vianello e Garbo
Tiziana Rivale e Francesco Guccini
De Gregori e Cocciante
Adamo e Gino Paoli
Giovanna Marini e Marcella Bella
Michele Zarrillo e Vinicio Capossela
Mal e Gianna Nannini
Biagio Antonacci e Paolo Conte
Dario Baldan Bembo e Marco Ferradini
Edoardo Bennato e Toto Cutugno
Alberto Camerini e Alan Sorrenti
Gianni Nazzaro e Christina Moser

la vita è troppo breve per ascoltare musica italiana

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Lo so che così ci si fanno dei nemici, si perde il consenso, i lettori vanno da un’altra parte verso blog più accondiscendenti, quindi trattatemi pure come uno dei due vecchietti dei Muppet che al sicuro dal loro palchetto a teatro e protetti dalla loro senilità – nonché dalla loro natura artificiale – possono sputacchiare sentenze impuniti sulla platea sottostante. Ma lo sapete, vero, che trovo imbarazzante la musica italiana attuale, non tutta ma solo quella che conosco, e sicuramente non ne conosco molta perché non mi interessa, e non ho nessuna intenzione di occuparmene perché la vita è troppo breve anche solo per fare dei tentativi.

E i gruppi o cantanti stessi che troverete nel listone qui sotto non devono preoccuparsi troppo, sono tutt’altro che un influencer, il mio giudizio vale come il due di picche, per non contare che sono fuori target perché sono già nella fascia anagrafica della balera alla domenica pomeriggio.

Trovo comunque così teneri certi quotidiani nazionali che ogni tanto mettono notizie su questi fenomeni musicali nostrani in evidenza come se si trattasse di David Bowie o, per essere più comprensibile a voi del nuovo secolo, gli One Direction, ma non è difficile immaginare la reazione del lettore medio che già per lui la musica è quello che passa il convento MTV o Radio Diggei, figuriamoci simili cianfrusaglie trovate in cantina dove usano esercitarsi con le loro pianole elettroniche o i loro ampli valvolari e, onestamente, è giusto che lì rimangano. Tanto per quei tre o quattro seguaci al netto di fidanzate e amici che ci provano con le loro fidanzate, nei seminterrati o nei box adibiti a sala prove c’è spazio sufficiente ad accoglierli.

Ecco, qui di seguito, di chi faccio volentieri a meno, anche perché a parte giornate come questa in cui mi capita di leggere qualcosa di loro, oggi c’era una foto di uno di questi sulla home di Repubblica, il tempo di finire questo post e sono già belli che tornati nell’anonimato, torno a non saperne nulla e posso mettere su un disco di un bel gruppo americano di quelli che piacciono a me.

Quindi cari Brunori, Dente, Baustelle, il Genio, Luci della Centrale Elettrica, i Cani, Di Martino, Zen Circus, Management del dolore post operatorio, Ministri, Marta sui tubi, Colapesce, Beatrice Antolini, Mariposa, A Toys Orchestra, che siete addirittura la punta di un iceberg di sommerso che solo a Rockit sanno cosa c’è dentro, ecco, mi spiace, ma proprio non ci siamo. E lo so, forse dovrei motivare caso per caso cosa c’è che non va. I testi, i suoni, l’approccio, l’atteggiamento, le storie raccontate, le pose, il metro quadro a cui vi rivolgete, gli strumenti stessi a volte. Quando vi ascolto mi sembra che tutto si sia rimpicciolito, che più che il paese reale di Manuel Agnelli questo sia diventato il paese delle meraviglie di Alice, quando si fa di dimensioni minime solo per seguire il Bianconiglio. La metafora fatevela da soli. Comunque siete liberi di aggiungere qui sotto le vostre preferenze al contrario, vi ricordo solo che è vietato pronunciare il nome Offlaga Disco Pax.