this indecision's bugging me (esta indecisión me molesta)

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Se non voto nì al prossimo referendum è solo perché non esiste una via di mezzo e, soprattutto, è un’espressione che mi ricorda il mio ex capo che fumava nel suo ufficio anche se non era permesso, metteva i piedi sulla scrivania come un vero boss d’altri tempi e quando non era convinto di una cosa che avevo scritto diceva appunto nì, tamburellava con entrambe le mani sulla scrivania e poi la riscriveva di sana pianta pestando su quel modello di tastiera mac grigia e sottilissima, non so se avete presente.

Che poi non è vero, perché una via di mezzo invece esiste. Le riforme ci vogliono, non ci vogliono le riforme a tutti costi scritte da statisti del calibro della Boschi. Ma, se volete la mia opinione, sono molto contrario ai referendum. Perché fate scegliere a me in materia di Costituzione quando non ho nessuna competenza e, attraverso i miei voti politici e amministrativi, ho già delegato il mio orientamento a chi ne sa più di me?

Ora pensate a milioni di plus1gmt che fanno il bello e il cattivo tempo sul modo di gestire la cosa pubblica. Non va bene per un cazzo e a scegliere gli strumenti organizzativi ci vuole una classe dirigente che ha studiato per fare la classe dirigente, non il primo grillista laureato all’università della vita.

Insomma: avrete capito che anche io sono in quella corposa fetta che non sa come votare. E il problema è che è difficile emulare chi vota di qui o di là. Per uno di Casapound che vota NO c’è una Bignardi che vota SI, per un Baricco che vota SI c’è un grillista che vota NO, per un forconiano complottaro fascio-trollatore che vota NO c’è un Jovanotti che vota SI. Insomma, siamo nella merda completa senza contare che, questa volta, per scegliere tutti mi dicono che non è proprio il caso di guardare cosa fanno gli altri e decidere con la mia testa.

Ma io non ne sono mica convinto. Verdini voterà SI? Scanzi però voterà NO. Luca Casarini e i no-tav voteranno NO? Ma Comunione e Liberazione sarà schierata per il SI. Allora ho pensato di fare proprio così: preparo un file di Excel con quattro colonne. Due in cui inserisco il nominativo che si schiera per il SI e un relativo punteggio crescente da 1 a 5 sulla sua pericolosità (culturale, istituzionale, politica, ecc.). Nelle altre due la stessa cosa per i personaggi che dicono che voteranno NO, affiancati dallo stesso valore distruttivo. Il giorno prima del referendum faccio una bella Σ, vedo chi ha il punteggio meno alto e, come diceva mio papà, buonanotte al secchio.

nord chiama sud

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Mia figlia, che per la prima volta nella sua – e di conseguenza mia – vita si trova in Scozia per un paio di settimane full immersion di lingua inglese, al telefono mi dice che sta grandinando. Potrebbe trattarsi di un dettaglio che va a finire immediatamente nel contenitore in cui giacciono alla rinfusa tutte le cose che dal sud del mondo desideriamo del nord e viceversa. Orde di gente dalla pelle trasparente che firma carte false pur di riempirsi di eczemi con quello che rimane del clima mediterraneo da una parte versus qualche sparuto romantico dalla pelle olivastra, certo lascito di qualche infiltrazione saracena avvenuta senza andare tanto per il sottile nei confronti di qualche mia antenata in qualche secolo addietro, che sogna la gioia della malinconia perpetua dovuta a condizioni meteo generose in quanto a variabilità. Proprio come in Scozia e comunque a quelle latitudini lì. Mentre ogni anno in estate qualche burlone aumenta di una tacca il manopolone della temperatura media in posti già poco accoglienti per afa e zanzare come la pianura intitolata al dio Po, il canale diretto tra settentrione e meridione dell’Europa si ravviva di scambi di genere umano e, in via del tutto eccezionale, quest’anno anche di un vivace battibecco su chi debba pagare cosa o quanto non restituire a certi Paesi a quanto si dice poco virtuosi ma, di certo, con un senso della democrazia piuttosto sviluppato. C’è chi sostiene che chi non ha voglia di lavorare per il caldo passa il tempo un po’ come preferisce. Sta di fatto che, referendum o no, noi europei siamo una cosa unica checché se ne dica. Una faccia una razza ma non ditelo a quelli alti e biondi e civili del nord che a noi, sbruciacchiati in questa enorme terronia canicolare, non ci vuole proprio copiare nessuno. E invece chi la pensa così sbaglia di grosso. C’è un cantante producer e chissà cosa norvegese, un certo Erlend Øye e si, avete ragione, è proprio la metà dei Kings of Convenience, che si è dilettato a interpretare “Estate” di Bruno Martino, uno dei brani più invernali di tema estivo e infatti spesso equivocato. L’estate di Bruno Martino infatti finisce ancora prima di iniziare, annegata nel dolore esistenziale. Erlend Øye lo ha capito molto più di noi, a dimostrazione che il ponte tra nord e sud è sempre frequentatissimo in un senso e che, in cambio, siamo pronti con i bagagli in mano per emigrare in posti più civilizzati. Almeno più operosi perché fa più fresco e, talvolta, grandina.

una nota per i referendum, anzi quattro

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il motore del duemila

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Quanti elefanti ci stanno in una 500? Secondo la vignetta di Makkox su Il Post, meno che in un SUV.