natale dei miei stivali

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Ho una nuova storia di Natale pucciosissima, sentite qui. A mia moglie e me, tra le tante cose che condividiamo, ci accomuna una foggia di piedi poco standard, diciamo così, motivo per cui siamo propensi ad acquistare sempre lo stesso modello di scarpe perché siamo certi di non sbagliare. Io che ho una pianta larga sto bene nelle Clarks e nelle Camper, per esempio. Mia moglie mette da tempo un modello di stivaletti di una marca che si chiama Monellina, bassi, con una pianta comoda e una cerniera sul lato interno. Una specie di tronchetto ante-litteram ma molto, molto più elegante. Da quando la conosco compra sempre quelli, neri e testa di moro, e li indossa finché non sono ridotti da cacciare via. Ma è successo che all’approssimarsi del consumo definitivo dell’ultimo paio è diventato difficile trovarli in giro. Il negozio di fiducia non li tiene più, un altro ha chiuso, insomma la situazione sembrava piuttosto critica. Mia moglie ha provato calzature alternative ma con risultati deludenti, così la ricerca degli stivaletti Monellina stava diventando un’ossessione. Ha setacciato persino l’Internet ma niente, e purtroppo l’azienda non ha un canale di e-commerce. Nel frattempo il paio di stivaletti Monellina in dotazione era diventato ormai inutilizzabile.

Ho pensato così di cercarli con metodo per aiutare mia moglie in questa missione. Ho trovato la pagina Facebook dell’azienda e ho descritto il problema. Era un sabato di fine novembre, se fossi riuscito a trovare quel modello in qualche modo poteva essere una buona idea per un regalo di Natale, no? Mi ha risposto subito una persona con modi squisiti che mi ha sollecitato a mandare una foto via mail degli stivali, cosa che ho fatto il lunedì successivo, spiegando le difficoltà riscontrate nella ricerca dell’articolo. La stessa persona mi ha contattato al telefono immediatamente, e mi ha spiegato che si trattava purtroppo di un modello fuori produzione ma che se gli avessi fornito numero e colore avrebbero potuto farmene un paio su misura.

Ed è andata così, se non che nel frattempo anche mia moglie aveva deciso di sentire direttamente l’azienda per sapere dove e come poter acquistare gli stivaletti. La persona con cui ero in contatto è stata persino così gentile da chiamarmi un pomeriggio per avvisarmi che la stava contattando una cliente che stava cercando lo stesso modello e che le aveva raccontato dettagli identici a quelli che le avevo fornito io, come il negozio in cui fino ad allora le aveva trovate. Aveva questa signora proprio in linea in quel momento con lo stesso nome di mia moglie, al che ho non ho avuto dubbi. L’addetta al servizio clienti si è resa disponibile addirittura a concordare una linea di azione per non guastare la sorpresa.

Per farla breve, la storia finisce con un corriere che mi recapita un paio di stivaletti perfetti per mia moglie in tempo e stamattina, la mattina di Natale, il cerchio si è chiuso con la felicità di mia moglie per aver ricevuto in regalo la cosa più utile che potesse desiderare. Lo sapete, non mi pare di aver mai fatto prove prodotto né pubblicità su questo blog (fondamentalmente perché non me l’ha mai proposto nessuno). Il mio plauso per l’azienda Monellina e per il suo customer care così efficiente e dal servizio così esemplare è quindi del tutto sincero.

i più comuni segni della sofferenza

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Sono certo che non sarebbe la stessa cosa se io mi sedessi vicino a te e con invidiabile quanto ostentata indifferenza mi cambiassi come stai facendo tu ora le scarpe, qui sul treno del ritorno. Intanto perché indosso un paio di clarks numero 45, piuttosto borderline nei mesi estivi ma mica per altro le chiamano desert boot, ed è per questo che le metto e anzi tutto sommato sono le meno peggio. Poi c’è l’annoso dubbio dei calzini: saranno a posto o avranno qualche – diciamo – imperfezione? E quindi come essere sicuri che con il caldo la pelle costretta al chiuso non si sia ribellata spandendo fuori il peggio di sé? Senza contare che a quel punto i più curiosi, come me, noterebbero la forma poco standard dei miei piedi, di sicuro non sono il mio forte. Subentrerebbe quindi il problema dello scambio di calzature, perché intanto dovrei avere con me una borsa sufficientemente capiente da garantirne la portabilità. E poi, soprattutto, quale potrebbe essere l’alternativa? Le snickers da mezza stagione? I sandali che non sono proprio il massimo per andare in ufficio? No, gli uomini certe comodità se le possono proprio scordare. Basta solo seguire la perizia e la velocità con cui sbrighi la pratica: via i laccetti, sfili la destra con tacco alto perché ormai la riunione di lavoro è terminata con una mano, mentre con l’altra estrai dalla borsa l’infradito corrispondente al piede libero, quindi esegui la seconda parte dell’operazione con la sinistra e il cambio è eseguito con successo. Un paio di sandali 35 stanno ovunque, niente calzini quindi nessun rischio buchi, pelle inodore perché la calzatura è aperta, ampia varietà di modelli per la stagione, anche da asporto e take away. Così una volta raggiunto il completo relax con la pianta a livello del suolo puoi goderti la tua lettura, un libro di Pasolini di cui non riesco a cogliere il titolo vista l’inclinazione del dorso, e mentre in fretta torno sulle mie pagine – molto meno impegnate delle tue – non posso non notare un piccolo rilievo proprio sotto l’occhio, che da qui sembra una lacrima perenne.

per le vie della moda in sabot

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C’è questo tumblr, che ho scoperto tramite quest’altro, di cui sottoscrivo in toto la vision, come si suol dire, perché non c’è epoca come quella che stiamo attraversando in cui si sia toccato un punto così basso a proposito di calzature. La nostra società non se la passa tanto bene, ammettiamolo, ed è un dato che si evince mai come oggi osservando le scarpe che la gente indossa. Il problema è triplice: siamo sempre più poveri, le produzioni sono in caduta libera di qualità, il gusto imperante lascia a desiderare e non ci vuole un fashion blogger per appurarlo. E il pittarello è dietro l’angolo. Provate a osservare quello che passa sotto di voi, e non in senso metaforico. Volgete il vostro sguardo ai piedi delle persone, se la cosa non vi è di ostacolo e non vi distoglie da operazioni che richiedono la massima attenzione. Sono piccoli particolari su cui in giornate pregne di futilità, come la settimana del Festival, viene spontaneo soffermarsi e che spingono gli individui più sensibili a diradare ancora di più i già scarsi appuntamenti con il prossimo per aspettare che l’era dei peluche ripieni ai piedi, delle calzature che sembrano astucci delle elementari, delle snickers con la suola basculante spacciata per anatomica, degli esseri viventi stringati che respirano, degli stivali delle sette leghe, delle scarpe da tennis con i tacchi e delle linee inguardabili di alcuni prodotti di brand tutti italiani tramonti definitivamente. Chi è senza peccato scagli la prima scarpa, quindi, dopodiché inizi a fotografare gli obbrobri che passa il mercato.