tre allegri ragazzi immaginari

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Già, perché sono talmente morti che poi alla fine uno si dimentica chi si tratta. Sicuramente è un problema mio e spero di non offendere nessuno, ma io è da vent’anni che sento parlare della band friulana soprattutto in contesti nei quali è indicata come gruppo di punta di questo e quello e onore alla carriera, per carità. Li vedo a programmi televisivi come portavoce dell’underground e ogni due per tre sono su Repubblica come in questi giorni in cui ricorre il tredicesimo anniversario dell’etichetta fondata dal chitarrista del gruppo. Per non parlare del cantante, Davide Toffolo, da tutti incensato come uno dei migliori fumettisti italiani contemporanei (così dice la sua pagina su Wikipedia). Sta di fatto che vi giuro non conosco nessuno che li segue e che abbia i loro dischi, eppure insomma io e il mio entourage – diciamo così – non è che siamo proprio degli sprovveduti in ambito underground e musica alternativa. Ricordo persino di averli visti dal vivo come supporter dei dEUS ad Alessandria almeno quindici anni fa o giù di lì, in un concerto per zanzare e zampironi all’aroma di Autan. La cartina tornasole di tutto ciò è che, se me lo chiedete, non saprei ricordarvi nemmeno una loro canzone. Eppure, in vent’anni di carriera – si sono formati nel 94 – un po’ di dischi devono averne prodotti per suscitare tutta questa risonanza, con le loro maschere e il mistero che è nato dietro alle loro vite (era ironico). Che poi è un po’ il limite delle cose che si fanno qui, tutte rivolte su sé stesse con i quattro gatti di pubblico che tutti spacciamo come roba di nicchia ma se vogliamo raccontarcela va bene così. No vabbe’, a dir la verità un pezzo me lo ricordo ed è questo qui.