questa di vitti ‘na crozza è la storia vera che scivolò nel fiume sopra nu cannuni

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La nerditudine è un modo di essere e vale per ogni disciplina. Nasce nell’IT ma ci sono nerd nella corsa, nella cucina, nella fotografia. Ciascuno di noi ha il suo modo di esercitare il grado di maniacalità per qualcosa, la sappiamo lunga noi del team dei nerd musicali (attenzione: non musicisti, che è un altro paio di maniche) che siamo un po’ l’equivalente di quelli che trasformano i film di culto in video a otto bit da mettere su youtube, per esempio. Nel senso che rasentiamo a volte la pura follia. Prendete l’annoso dibattito del modo maggiore vs il modo minore dei brani, annoso sempre per gli addetti ai lavori, so che voi che avete la fortuna di praticare attività mentali e fisiche più sane ben ve ne guardate da questo genere di speculazioni. Ma se il nostro tempo non fosse per la maggior parte occupato proprio da speculazioni, che altrove si definiscono come seghe intellettuali, che nerd saremmo? Pensate quindi a esperimenti puramente di maniera, come quel tipo che ha trasformato “Losing my religion” dei REM in maggiore

che è solo una goccia in un oceano di stronzate pubblicate sull’internet, basta fare una ricerca e ne potete trovare quante ne volete. E altrove avevamo ricordato un’operazione molto più complessa con “Imagine” di John Lennon rivista in minore dagli “A perfect Circle”, ma qui siamo in un altro ambito perché suonarla in minore significa de-costruire l’intento di Lennon mandando all’opposto tutta la portata ottimistica del suo messaggio.

Un buon esempio concreto di questa sorta di schizofrenia sonora è invece “Azzurro” di Paolo Conte, nella più nota versione di Celentano, laddove tema strumentale e strofe in minore su timbri e andamento tipico da marcia bandistica, un genere spesso preso a esempio di spensieratezza come molta della musica da strada, genera un po’ di instabilità nell’ascoltatore, o magari non ci avevate mai pensato e mi auguro che, d’ora in poi, possiate prestare attenzione ad “Azzurro” con un nuovo approccio resistendo almeno fino al ritornello, quando invece la canzone si modula in maggiore e tutti ci sentiamo più sereni perché le cose tornano al loro posto.

Ma tutto questo mi serve per proporvi un esperimento. C’è una canzone popolare siciliana che è “Vitti ‘na crozza” che è in maggiore ma, se leggete il testo, non è certo il massimo della positività, perché parla di teschi sopra cannoni, di morte senza funerale, di anni che se ne vanno, di vermi che mangiano cadaveri e altre amenità. Stamattina volevo provare l’effetto che fa a suonarla e cantarla in minore, e praticamente dall’esperimento è venuta fuori “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André. Provate a cantare il testo in siciliano sul famoso brano del cantautore genovese e poi ditemi se non ho ragione. La metrica calza a pennello.