l’invasione degli ultraporci

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Quello dei cinghiali che vanno in città è un problema piuttosto delicato, in Liguria. I boschi sono sempre meno curati, probabilmente sempre meno tout court, in quanto a superficie, qualcosa se la portano via gli incendi, qualcos’altro i Piani Gestione Territorio. In altre zone nessuno raccoglie più le castagne, che un tempo erano la materia prima dell’appennino, con cui si faceva la farina e tutti i cibi derivati. E il cinghiale se ne approfitta. Si espande e cerca nuovi lidi. Da qui gli immancabili scontri tra animalisti e umanisti e, ogni tanto, tra motociclisti e cinghiali stessi. Non è un paese per maiali, almeno quelli a quattro zampe, e nemmeno in un contesto urbano una famiglia di cinghiali ormai può considerarsi completamente al sicuro. Né gli esemplari adulti, tantomeno i piccoli. Gioventù bruciata, anzi, speriamo solo rosolata, in partenza. Nel frattempo, a ridosso delle periferie, il suino selvatico regna incontrastato e si moltiplica a dismisura. E, stando allo stretto, scusate la rima, va a farsi le gite anche a Castelletto. Belandi. Nella foto, una famiglia della sottospecie “Dead Pork Walking”.

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