post adolescenza

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Al semaforo noto un fuoristrada un po’ demodé tutto serrato nei suoi vetri scuri, probabilmente a trattenere l’aria condizionata compressa e refrigerante dentro l’abitacolo e a schermarsi dal sole battente e impietoso. Lo noto perché l’unico segnale di vita che si percepisce è un pezzo metal ma di quel metal cattivo e spedito al tempo stesso, quello di una volta, metal puro e non contaminato da punk, rap, industrial o che altro. Potrebbero essere gli Iron Maiden, per farvi capire, quel genere lì. Ed è impossibile non percepirlo, perché la musica, malgrado i finestrini chiusi, è a un volume inumano. Decido allora di avvicinarmi facendo lo gnorri, devo vedere che faccia ha questo aspirante cliente Amplifon, ma devo avvicinarmi di più perché, vi dicevo, il riflesso del sole e i vetri scuri inscrivono il fuoristrada in una dimensione parallela e remota. Dentro l’auto, al posto di guida, c’è Pino Scotto. Almeno, sembra proprio lui. Ora mi è tutto chiaro. Penso che diamine, alla sua età ascoltare metal appalla in auto. Un po’ curioso no? Mi allontano, e il tizio incravattato che ha guardato con me chi ci fosse dentro a quella trappola per padiglioni auricolari si sofferma quindi sulla mia maglietta dei Tv on the radio e sui miei jeans sdruciti, che fanno pendant con barba e capelli spettinati e grigi.

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