la provvidenza

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Sì, proprio lei, la Provvidenza con la p maiuscola che ricopre uno degli aspetti chiave dei Promessi Sposi. Ho riletto con piacere l’opera grazie alla riduzione di Umberto Eco per bambini che mia figlia ha preso in prestito in biblioteca e che ci ha tenuto compagnia durante le ultime serate. Nell’epilogo, Eco rilascia una spiegazione generale del romanzo e dell’intento manzoniano, toccando anche il ruolo della Divina Provvidenza introdotto per riaffermare la giustizia divina al momento giusto della trama. Quando per i buoni sembra non sussistere più una speranza di salvezza, ecco che arriva una terribile peste a far piazza pulita, punire i cattivi e promuovere i giusti, una visione in linea con i tempi ma, a posteriori, un po’ grossolana. Non per me. Ho pensato, infatti: daje, una bella Provvidenza anche ora, una manona che spazza via tutto. Voglio dire, anche la storia del crocifisso e della Minetti dovrebbe convincerli lassù di quanto sono zozzoni questi qui. Ma no, non ci siamo, così è un mix tra una piaga biblica e il video di “Black hole sun”, e poi è un tema inflazionato, c’è già il ventidodiciventidodici. Anche perché da lassù fare le debite distinzioni mica è semplice. Voglio dire, Don Rodrigo era un cattivo tutto d’un pezzo, facilmente identificabile, qui si rischia di andare per le lunghe a causa della quantità di comparse coinvolte. Già, un bel casino. Sono quasi più realistiche le elezioni anticipate.

4 pensieri su “la provvidenza

  1. Più realistiche ma meno efficaci.
    E poi, vuoi mettere un bel “reset”…ti svegli e quelle brutte facce non ci sono più, sparite; non eliminate, per carità, semplicemente sparite. Sarei disposto, anche, a sorbirmi un mesetto di rievocazioni. Anche, al limite, di sparire anch’io.

  2. Oppure la bella situazione intorno a noi ricorda un pochino la storia dell’amaro calice da bere.

    Un pò come l’olio di ricino per quelli che non si volevano allineare alla fila indiana.

    Sono esperienze che poi si ricorderanno per lunga pezza.

    Come direbbero a Napoli: ha da passà a nuttata.

    Marcolino

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