del meglio del nostro meglio

Standard

Che poi sono tutti lì già a scrivere i titoli di coda dei diciassette anni di egemonia culturale del berlusconismo con servizi, scritti, slide show, sequenze fotografiche, tutta una serie di “the best of” tanto che mia figlia, che in casa in quasi otto anni di vita non ha sentito parlare d’altro – male, ovviamente – quando l’ha visto esprimersi in prima persona plurale nel suo studio con i capelli e quell’approccio da venditore di pentole al momento della sua scesa in campo non l’ha riconosciuto subito e si è trovata paura. Ma chi viene dopo Berlusconi, ci ha chiesto. Di istinto le avrei detto che dubito che sia finita così, che secondo me lo stiamo sottovalutando, che da uno che ha tenuto tutti in scacco così per così tanto tempo a furia di sborsare mance e, malgrado ciò, ha ancora così tante risorse ci si può aspettare di ogni. Ma non volevo guastarle quel sollievo dall’aver saputo che quelle che erano state appena trasmesse erano solo innocue immagini di repertorio. Acqua passata. Una strategia criminale che si manifesta in differita e le sue ricadute sull’umore di un popolo, a distanza di così tanti anni. Ma come abbiamo potuto, ci chiediamo ora, tuttavia. Ma come diamine abbiamo potuto. In qualche modo dovremo trovare il modo di giustificare il torto fatto a lei e a tutti quelli nati da allora, nuovi cittadini che non hanno mai vissuto un giorno di vita senza vedere almeno una volta, in tv o sul giornale o sui manifesti, quella faccia fintamente rassicurante e sempre più gonfia di potere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.