l’insicurezza dei soggetti

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Ma che musica e musica. Dalla casa di Elaine e Paul arriva un casino assordante, o se vogliamo atteggiarci a persone acculturate, del buon free jazz d’altri tempi. Per prima cosa presentiamo i solisti, una famiglia che raccoglie tutto il meglio del peggio dell’iperrealismo di A. M. Homes. I suoi romanzi, chiaro. Un calcio al barbecue e la casa prende fuoco, l’incendio doloso e volontario delle proprie vite, marito e moglie che tra nevrosi e tradimenti pensano di fuggire da loro stessi. Una fuga parziale, visto che comunque si spostano di poco restando insieme, almeno con i corpi, e coinvolgono i due figli nella svolta esistenziale. Ma è domenica sera, si sa, sta per chiudersi un ciclo e se ne apre un altro; così inizia una settimana decisiva, sette giorni di tempo per destrutturare tutto. La casa si salva, almeno le mura e non certo il suo significato metaforico. Le serrature sono state divelte durante le operazioni di spegnimento, così resta aperta e diventa un porto di mare per tutta la fauna tipica da quartieri residenziali. Vicine auto-riscattatesi a consigliere fidate, poliziotti arrapati e squadre di demolizione costituite da zelanti operai vestiti da astronauti. Ognuno a suonare uno strumento a caso facendo finta di seguire la partitura di una colonna sonora a diro poco perfetta per un incendio e cacofonica, in senso lato. Gente che entra ed esce facendo baccano nelle vite di Elaine e Paul già sufficientemente disordinate e vuote nella loro insicurezza. Nel frattempo c’è posto per ogni tipo di esperienza. Qualche amante in più, etero e omo, pasticche rilassanti colorate alla fermata del treno. Ma da una casa senza serratura, e soprattutto da due genitori di gran lunga sotto la mediocrità, i figli non ci pensano due volte ad allontanarsi per cercare certezze e modelli in famiglie più consolidate, almeno in apparenza. Non dimentichiamoci che siamo sempre negli Stati Uniti  d’America.

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