scusi, scendo?

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Se sei uno che in treno non legge la cosa più sciocca che puoi fare è accompagnarti a uno che in treno legge perché chi vuole proseguire con il suo libro può anche sentirsi in colpa per trascurare il compagno di viaggio, e chi vorrebbe fare conversazione invece dà per scontato che la sua compagnia sia più avvincente della trama di un romanzo e finisce per essere sopportato a malapena. D’altronde la superiore sensibilità di un lettore rispetto a uno che invece no è risaputa. Che poi il libro in questione sia di Kathy Reichs non è rilevante anche se so benissimo che se fossi nella collega trascurata della mia dirimpettaia di posto farei di tutto per interromperla nella lettura di un libro così inutile con i miei punti di vista intrisi di presunzione dicendo cose tipo perché perdi tempo con quel genere di letteratura lì, solo io ti posso salvare, chiedimi come.

Invece i tentativi di attirare l’attenzione da parte della collega altrettanto pendolare della lettrice vertono su argomentazioni ancora più trascurabili, la ricetta provata la sera prima o i programmi per il prossimo weekend fino a quando, registrando le risposte monosillabiche di una esplicita e crescente irritazione, l’uditorio circostante sembra dividersi tra il partito di quelli che lanciano sguardi di commiserazione alla non lettrice e quelli che si sorridono compiaciuti tra di loro, quella lì non conosce l’ABC del comportamento sui mezzi pubblici e delle relazioni superficiali tra individui che rientrano nella categoria della semplice conoscenza. La non lettrice infine comprende che l’unico terreno valido per non far pesare alla collega lettrice il fatto che fare quattro chiacchiere è una perdita di tempo più nobile rispetto alla lettura di un best seller di letteratura molto di moda è dirigere il dialogo su ciò dal quale vorrebbe distrarla, chiedendo dettagli proprio sul libro in questione. Ma la lettrice ha capito l’antifona e si limita a un laconico “sì mi piace, è sullo stile Patricia Cornwell”. Il mio sospiro di sdegno risuona più forte dello stridore dei freni, vorrei intervenire ma non ho un Power Point di supporto e rischierei di risultare non abbastanza convincente.

La bocca della scocciatrice si chiude in una “o” di stupore che mette in risalto il contrasto tra la sottile peluria sopra il labbro e il colore demodé del rossetto, nel frattempo il treno si inabissa nella parte sottoterra del percorso e si diffonde la consapevolezza che presto ognuno sarà al proprio pc. Un attimo di tregua tra le conversazioni in corso lascia emergere il resoconto tra due pensionati sulla riunione condominiale della sera prima, e tutti noi esseri umani pendolari che facciamo ancora muovere con la nostra operosità l’economia nazionale ogni giorno ci rendiamo conto che solo chi non ha altro a cui pensare, come due pensionati, può sprecare risorse e tempo libero come il trasferimento da casa all’ufficio parlando di una cosa così poco interessante come una riunione di condominio. Decido che noioso come una riunione condominiale sarà un modo di dire che finirò per usare, prima o poi. La non lettrice vorrebbe aggiungere qualcosa ma ormai non c’è più margine, scendono gli studenti universitari e la popolazione del vagone si avvia alla sua estinzione quotidiana.

3 pensieri su “scusi, scendo?

  1. Nei miei 7 anni di pendolarismo non ho mai viaggiato con colleghi/e e quindi ho letto molto e per poterlo fare non ho nemmeno socializzato con altri pendolari … tranne qualla volta in cui mi sono lasciata tentare … dopo alcuni viaggi di chiacchiere noiose ho iniziato a schivare il vagone, a salire sulla banchina allultimo minuto, insomma a defilarmi… si, lo so, è un po’ penoso ma quelli del viaggio sono pochi e preziosi minuti tutti miei… Io sono solidale con la lettrice!

  2. concordo con te, pendolo per una cosa o per l’altra dal 1986, e per anni ho pendolato addirittura 4 ore al dì. Non ti dico quanti libri che ho letto. Però a furia di viaggiare sulla stessa tratta ogni giorno ho conosciuto anche il mio migliore amico. Pro e contro della socializzazione sui treni.

  3. D’accordo, ogni tanto cercherò di solevare gli occhi e guardare l’umanità che mi circonda … a dire il vero l’ho già fatto e il risultato è stato il mio blog che mi distrae si dalla lettura ma mi impedisce comunque la socializzazione… sarà mica un meccanismo morboso?

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