guardare non costa niente

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Quelli che hanno relazioni complicate con la tecnologia sono i più svantaggiati, perché costa tutto tanto e ogni volta che devi comprare un nuovo dispositivo perché si è rotto, lo hai perso, ti è caduto in mare o l’hai inavvertitamente messo in lavatrice ci pensi bene. Poi magari lo acquisti, ma di certo preferiresti essere meno sfortunato con questo genere di cose. D’altronde meglio così che aver relazioni complicate con le persone perché subentrano tutta un’altra serie di problemi. Ma con la tecnologia, che è protagonista della nostre giornate da quando al mattino premiamo il tasto snooze della sveglia fino a quando arrestiamo il sistema dell’e-reader prima di riporlo sul comodino e riaddomentarci alla sera, forse abbiamo molto più a che fare. E, anche se a suon di centinaia se non migliaia di euro, talvolta è più semplice voltare pagina che con le persone o dover ogni volta rifugiarci in luoghi dove non ci conosce nessuno per ricominciare da zero, come se l’operare nell’anonimato e lontani dal proprio passato agevolasse la nostra perenne ricerca di successo e ricchezza.

Nella categoria di riferimento – oggetti che a ogni stagione c’è qualche pubblicità che ti avverte che stai utilizzando dispositivi già obsoleti anche se per te sono nuovissimi – rientrano pure lavastoviglie e piani cottura e frigoriferi, perché quando li scegli in teoria non dovresti badare a spese e acquistare il meglio come, per chi poteva permetterselo, si faceva un tempo. Capita che qualcuno ti consigli quella tale marca perché sua mamma l’ha acquistata venticinque anni prima e possiede quel modello ancora oggi, perfettamente funzionante, ma c’è anche chi è pronto ad assicurarti che la sua relazione complicata con la tecnologia implica un potere superiore anche a questa strategia di consumo, portandoti come esempio frigoriferi di fascia top che quando c’è da sbrinare il freezer bisogna usare la fiamma ossidrica o lettori di compact disc da centinaia di euro che certi supporti masterizzati in casa non se li filano per nulla. Oppure incidenti un po’ grossolani che non sono di responsabilità della casa produttrice come la barra di acciaio che cade sul display e rende l’interfaccia di lettura impraticabile o altre amenità domestiche.

Così le visite in quelle Disneyland dell’hi-tech che sono i megastore di elettronica diventano un’esperienza tentacolare quanto contraddittoria. Ogni cosa ti strappa un’opinione e quando vedi quello che cerchi da lontano il gioco è nell’indovinare il prezzo e figurarselo alla propria portata per poi, quasi sempre, rimanere i delusi. Così ci si sposta verso sinistra, dove sono collocati secondo il prezzo decrescente le sottomarche, i brand sconosciuti e quelli che uno associa alle cianfrusaglie, ma a quel punto è più facile decidere se una cosa può o meno rientrare nella propria visione di felicità. Si dice sì a tutto. Al tablet, alla Miele di classe A++, al lettore mp4 touch screen e alla macchina fotografica reflex con il grandangolo. E nel frattempo si è fatto tardi, c’è un appuntamento o un impegno da rispettare e così si esce di fretta e la felicità è oltre l’addetto alla sicurezza, che ti osserva mentre non squilla nessun allarme se non quello che hai dentro e che ti conferma che, in fondo, puoi convincerti di non aver bisogno di nulla.

2 pensieri su “guardare non costa niente

  1. il mercato dei prodotti tecnologici potrà anche essere saturo, ma temo che un modo di pungolare le voglie dei consumatori per comprare nuovi prodotti ci sarà sempre. oggi mi ricorre questa domanda in mente, dopo aver visto il discorso di michelle obama: come si misura il successo? con i soldi, con gli oggetti che possiedi? domande retoriche, vado fuori tema. un saluto.

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