è a metà dell’opera

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Il primo giorno di un nuovo lavoro che magari è il primo lavoro di una vita o costituisce un cambio radicale di settore professionale, il che è come se si trattasse si un primo lavoro di una vita perché si ricomincia da capo. Oppure l’inizio di una nuova carriera pregna di responsabilità in una grande azienda dopo aver passato anni in una piccola realtà locale superprotetto da una rete di relazioni molto confortevole. E ancora passare da un impiego in una minuscola cittadina di provincia a un posto di massima visibilità in una metropoli, dove il cambio di azienda coincide con una nuova vita ricca di implicazioni personali. Oppure la prima esperienza pratica con mestieri ad alto contenuto di rischio per sé e per gli altri, come il primo giorno in tribunale da avvocato difensore, la prima partita in nazionale A, il primo intervento chirurgico con un paziente addormentato sotto i ferri, il primo volo da Milano a Tokio con la responsabilità di centinaia di persone in classe economica. Insomma, sto raccogliendo un po’ di materiale in questo ambito per poi pubblicarlo qui. Anzi se volete farmi avere la vostra esperienza anche scritta di fretta che tanto poi ci penso io a riscriverla peggio e zeppa di refusi potete inviarmi i vostri elaborati a plus1gmt AT gmail punto com. Questo è il primo.

Il pc era già acceso è quella non è stata una buona idea perché il giorno dopo, che sarebbe stato il secondo giorno, io che dove lavoravo prima avevo un Mac non sono riuscito a trovare su quel tower che sembrava una macchina da rally il pulsantino per avviarlo e ho dovuto chiedere a un collega. Comunque la prima cosa che ho notato sul desktop era una cartella che si chiamava “fuffa varia da desktop” e io non sapevo che fuffa in milanese volesse dire rumenta. Come prima cosa dovevo inserire il codice della licenza di utilizzo di un plug-in in un programma, in modo che poi in modalità stand-alone non comparisse la finestrella che avvertiva l’utente che quella si trattava di una versione trial. Ma il commerciale che mi aveva dato quell’incarico mi aveva fornito informazioni sbagliate, così ho dovuto cercare il numero giusto in una casella di posta di servizio tra migliaia di messaggi automatici e spam. Nel frattempo mi ha chiamato il mio nuovo responsabile per aiutarlo a spostare uno scaffale tra un piano all’altro passando per la scala antincendio, dove tutti andavano a fumare. Sui gradini c’era una ragazza che avevo visto nell’ufficio dei grafici, era seduta e piangeva tenendo un manuale di Flash in mano. Lo scaffale era molto pesante e ci ha dovuto aiutare l’amministratore delegato in persona, che si è un po’ spazientito perché era giugno e lui era in giacca e cravatta. Quando ho ripreso a lavorare c’è stata una riunione per la quale sono stati mobilitati tutti tranne me, probabilmente nessuno sapeva se ero lì provvisoriamente o no. Sono rimasto da solo, l’ufficio era al piano terra, ogni tanto dalla finestra qualcuno guardava dentro attirato dal rumore del condizionatore. E ancora da solo sono andato a pranzo, mi ero portato un contenitore di plastica con dei pomodorini e un pezzo di focaccia, lì vicino c’era un parco. Mi sono seduto su una panchina, poi dopo mangiato mi sono sdraiato e per qualche minuto sono pure riuscito ad addormentarmi.

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