Ora facciamo un sondaggio se “adesso tocca a te” suoni più come un’opportunità o una minaccia. Io che tendo a drammatizzare mi raffiguro in circostanze apocalittiche come appollaiato nella carlinga di un aereo militare e dotato di tutta l’imbragatura per lanciarmi con il paracadute. Si apre il portellone e una specie di aguzzino in divisa chiama uno ad uno fino a quando arriva il mio turno e mi trovo dinanzi al vuoto. Ho scritto aguzzino perché è talmente sadico da non darti nemmeno una spinta per farti volare di sotto. Quando tocca a te, qualunque sia l’incombenza, non c’è nessuno che ti tira indietro tantomento qualcuno che ti induce al passo in avanti. Ci sono gli apocalittici come me, ci sono gli integrati che sono quelli che alzano per primi la mano, un po’ per presunzione, un po’ per sprovvedutezza che più o meno è la stessa cosa che talvolta li porta ad essere dis-integrati, a seconda della pericolosità. Ma ogni volta in cui uno deve parlare, deve partire, deve compiere, deve eseguire, ecco che ci si sente sull’orlo del lancio, con una testa di cazzo che sbraita da una parte ma non riesce a convincerci e nemmeno a darci il coraggio di tornare al proprio posto. La tragedia dell’essere umano consiste proprio nella solitudine in cui è costretto a vivere il proprio momento. Non ci sono pulsanti esterni per azionare la volontà che è la cosa più stand-alone che sia mai stata inventata. Il massimo dell’analogico. Quanto tocca a te non c’è nessuno in grado di aiutarti da questo punto di vista, nessuno che possa prendere il tuo posto dentro ai comandi, ed è questo quello di cui dovremmo parlare e su cui dovremmo confrontarci e riflettere, un dibattito che serve a farci sentire meno soli. Anzi, no. Non è vero. Non serve a nulla lo stesso.
Quando mia sorella si è laureata, qualche mese fa, ha pensato bene di dedicarmi la tesi.
Scrivendo, alla fine: ORA TOCCA A TE!
Così, in maiuscolo.
brrr.
il passaggio del testimone
L’ultimo “tocca a te” é stato per il concorso che mi ha dato il posto di lavoro. In effetti é un motto evocativo di tragici momenti
ammiro chi vince i concorsi, davvero non so come sia possibile perché trovo sia la cosa più difficile del mondo
Si. Anche io. Non sai quanti ne ho fatti. Avevo rinunciato da più di dieci anni e riprovarne un altro mi è costato anche qualche lacrima di angoscia. Era la mia bestia nera.