la grande bellezza del capitale umano

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Va bene, datevi una calmata, ho capito, ho capito. Conosco i miei limiti e lo so, la mia gestione delle risorse umane è inqualificabile. Sono consapevole del fatto che per mettere insieme uno stipendio dignitoso occorra adattarsi, in taluni casi turarsi il naso, e poi fare quello che ci viene assegnato senza discutere, altrimenti quella è la porta. Ciò non risolve i problemi. Certe mansioni, quelle in cui entrano in gioco fattori individuali che hanno una matrice comportamentale, psicologica, o comunque derivante dal vissuto personale, non è che si imparano. Chi vi dice di aver frequentato dei corsi ad hoc sappiate che ha solo alimentato il fumoso sistema della formazione manageriale. O, come nel mio caso, ci si può anche sforzare a una loro esecuzione scolastica ma il risultato che ne deriva è sempre in quella zona grigia tra la sufficienza e i valori negativi. Non c’è una dinamica causa-effetto che permetta la composizione di una formula matematica. Prendo sei uova, le metto nell’apposito contenitore, passo il tutto al collega successivo nella catena di montaggio che timbra la data di scadenza e così via. Si, lo so, oggi nemmeno queste operazioni si fanno più manualmente, ci sono fior fiore di macchine per il packaging industriale nella costruzione delle quali, peraltro, noi italiani siamo leader nel mondo. No, con gli stati d’animo e i rapporti interpersonali non funziona così. Vi prego quindi di avere pazienza se lascio spazio quando dovrebbe prevalere la mia volontà, se non riesco a non ascoltare quando non ci dovrebbe essere voce in capitolo altrui, se nella scelta dei fornitori prevale l’affinità elettiva al valore professionale, senza contare che mi fido solo se e quando le cose le faccio io perché sono certo che delegando il risultato non sarebbe analogamente appagante, e vi giuro che non è per presunzione ma solo per esperienza. Nel lavoro di team sono uno di quelli che si fissa sul lato estetico, che non si sa spiegare, che si lascia prevaricare, che vorrebbe essere altrove, che disegna facce sempre uguali sul blocco degli appunti mentre parla chi dovrebbe stare zitto. Chiaro che non lo dico a nessuno, non voglio mica rischiare il mio posto, né mi lamento o chiedo di essere sostituito. Vi chiedo solo di essere un po’ più comprensivi, farò tutto il possibile per migliorare.

13 pensieri su “la grande bellezza del capitale umano

  1. speakermuto

    In questi giorni ho dovuto riscrivere dei documenti di settembre e farli rifirmare, altro che automazione e dematerializzazione.

  2. Caro il mio Plus, guarda, dicevo più o meno la stessa cosa proprio ieri. .. in certi ambienti, chi parla lo fa quasi sempre a vanvera e chi invece avrebbe molto da dire e cose sicuramente più edificanti, non lo fa per vari motivi. Mah.. povr’Italia!

  3. “…che vorrebbe essere altrove, che disegna facce sempre uguali sul blocco degli appunti mentre parla chi dovrebbe stare zitto”. Praticamente l’esatta descrizione delle mie riunioni…

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