the dub side of the door

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Anche se sui Radiohead, a essere pignoli, non tutti sono d’accordo e il giudizio unanime che li mette tra gli intoccabili non è così scontato. Ci sono quelli che i Radiohead arrivano sino a OK Computer, quelli che li ascoltano solo da Kid A in poi, quelli che invece va bene tutto perché sono i Radiohead, checcazzo. Oggi, prima di pranzo, ho messo su un disco degli Orb che non c’entra niente con i Radiohead, però siccome io sono uno del partito degli anni 90 – oggettivamente è stato il punto più alto della musica rock – ho pensato che comunque c’è stata anche musica piuttosto inutile, come gli Orb che ai tempi mi piacevano pure tanto da indurmi ad acquistare persino i cd originali. Oggi gli Orb li trovo un po’ meh, ma il pensiero è andato subito ai Radiohead con quei primi tre album, e soprattutto OK Computer, che insomma, avete capito, ce ne vuole a farne così. Per questa sacralità di cui i Radiohead sono stati insigniti da ascoltatori di ogni tipo – rockettari, elettronici, psichedelici, depressi, faciloni, intellettuali, modaioli, nerd, nostalgici, romantici, vegetariani, sensibili, insensibili, zotici, anglofoni e molto altro – si tratta anche di una delle band più divisive della storia della cultura giovanile. Perdere amicizie a causa di interpretazioni soggettive dei Radiohead è quasi più facile che lasciarsi al proprio destino a causa dei grillisti. Ho esagerato, eh? Forse sì. Io un amico però l’ho quasi perso così. Perché io sono un facilone e a me piace un po’ di tutto, anche quel disco che si chiama Radiodread e che è praticamente una roba pacchianissima di un ensemble newyorkese che si chiama Easy Star All-Stars e che ha rifatto Ok Computer in versione reggae e dub,

Che già quando avevano pubblicato The dub side of the moon  avevano fatto gridare allo scandalo. A me invece piacciono questi esperimenti perché sono uno un po’ provincialotto, lo sapete, e anzi avevo avuto pure un’idea del genere ovvero rifare The dread on the door, e se sforzate un po’ la fantasia potete immaginare quei pezzi dei The Cure riarrangiati in levare. Ho persino già pronto un remake di Sinking in chiave drum’n’bass, con quel giro di basso che se lo rovesci un po’ calza a pennello con il tempo di batteria raddoppiato. Ah, e non dovete confondere né quelli di prima e né il mio progetto segreto con i Jah Division, vi giuro che esistono pure quelli ma sono durati poco.

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