quella che fa una sintesi meno approssimativa dell’anima

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La scelta si è ridotta alle uniche due recenti accettabili, risultato di una cernita laboriosa eseguita non senza la suspense che alla fine non ne riuscissimo a trovare nemmeno una buona. Tolte quelle in cui era troppo giovane, quelle in cui non faceva smorfie, quelle ritratto con abbigliamento da lavoro in campagna o da casa come lo intendeva lui, pigiama con pullover messo rigorosamente al contrario, le fototessere, ne sono rimaste un paio. Un primo piano con il viso appoggiato al dorso della mano che rivelava il sonno imminente della domenica pomeriggio e una in cui papà finalmente guarda in camera, con i capelli tutti per aria ma tanto quella era una costante, però con un bel colorito. Tutte le altre avevano il loro perché ma fuori contesto, come quella con il cappello di paglia che lo ritrae seduto sulla sedia in legno a innaffiare i fagiolini o quell’altra al mio matrimonio, ripresa mentre rovescia una confezione di riso intera in testa di mia moglie. La foto grazie alla quale verrai ricordato per l’eternità mica è facile da scegliere a priori, perché finché si è in quella parte della vita in cui diamo per certo che la cosa non ci riguarda le foto le facciamo per l’immediato. Figuriamoci oggi che si fanno persino con i telefoni e le grandi case produttrici stanno dismettendo le compatte perché piano piano non le compra più nessuno. Volete dire che presto troveremo i selfie stampati e usati sulle lapidi? Perché no. Ma sui mobili del soggiorno degli altri, vi invito a farci caso, può capitare di trovare foto di parenti molto anziani tirati a lucido con il vestito della festa che guardano felici come bambini l’obiettivo, senza immaginare che quella sarà una delle ultime immagini con cui rimarranno nella memoria altrui. Che poi sia la stessa scelta per l’eterno riposo non so, di certo ci danno l’idea di voler arrivare all’appuntamento con la a maiuscola con la migliore presenza possibile. Anche se la morte a volte fa scempio della cura con cui ci siamo sforzati di avere un aspetto dignitoso, alla fine grazie alle mani di esperti ce la caviamo sempre. Per il momento li vedi lì pronti e frementi per farsi prendere in prestito un istante di vita dietro lenti spesse, le mani in grembo, pantofole da casa, ancora fiduciosi come non mai nel domani e nell’oggi, persino con quel mezzo sorriso di chi ne sa più di te su come, da un certo momento in poi, vanno le cose.

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