finale senza sorpresa

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La storia individuale non è materia d’insegnamento, nemmeno comparata a quelle altrui come certe letterature all’università. E sarebbe un peccato, se i destinatari di tali lezioni non fossero già impegnati a frequentare e prendere appunti sulle proprie vite e mancasse quindi lo spazio minimo indispensabile per applicarsi almeno un po’. A volte ci si sorprende per quanto abbiamo già vissuto e non solo a un colpo d’occhio voltandoci un secondo indietro, ma anche quando ci soffermiamo su certi piccoli dettagli che ritroviamo per caso come biglietti da visita malconci nelle pieghe più remote della nostra esistenza che inizia a essere un po’ stropicciata perché talmente grande che quasi nel suo contenitore non ci sta più e bisogna trovare qualche espediente per chiudere la cerniera, come nelle valigie delle vacanze. Dev’essere per questa enciclopedia tutt’altro che tascabile che ci portiamo appresso che i figli ci vedono così poco interessanti, figuriamo poi oggi, ai tempi del sapere condiviso sulla rete. Una metafora che calza a pennello, questa. Superare le complessità cercando nell’Internet consente di accedere più velocemente a risultati rispetto a chiedere a quei so-tutto-io dei propri genitori. E malgrado i tentativi di mostrarci autorevoli portatori sani di esperienza difficilmente riusciamo a vincere la consapevole diffidenza di cui ci si bea stando dall’altra parte della barricata adolescenziale. Così mi viene da pensare allo spreco di disporre di questo bagaglio di piccole cose quotidiane di cui non frega un cazzo ai tuoi ragazzi perché tanto hanno o stanno per avere la versione aggiornata. Giustamente, per carità. Per la prima volta nell’evoluzione del genere umano ci sentiamo chissà perché protagonisti insostituibili di un capitolo importante della storia universale. Sarà che tutti insieme abbiamo bruciato le tappe portando lo sviluppo avanti di un secolo in soli vent’anni – almeno così dicono – o forse, in questa fase occidentale di pace relativa in libertà assoluta, ci è stato concesso troppo tempo per auto-riferirci e ora abbiamo scoperto che, di noi, non se ne può fare a meno. Ed è più questo approccio a non mollare il nostro posto nel mondo a togliere spazio ai più piccoli e ai più giovani. Quello di non invecchiare come dovremmo, in realtà, costituirà un ostacolo per la nostra specie, o almeno ci complicherà la cose tra qualche decennio. Sono davvero curioso di scoprire come ci racconteremo tutto questo insuperabile equivoco, a giochi fatti.

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