senza nemmeno porsi il problema dell’arredamento

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Con una mossa da borseggiatore di metropolitana riesco a sfilare un pacchetto rigido di Marlboro Light dalla tasca posteriore dei pantaloni di una ragazza che scende le scale in legno su cui siamo seduti. Non fraintendetemi, non sono certo uno uso a questo genere di approvvigionamenti, semplicemente sono un po’ su di giri per la birra con il succo di non so cosa che servono lì al Mokambo e l’occasione fa l’uomo ladro. Il pacchetto è per tre quarti già fuori, devo solo sollecitarlo blandamente per farlo tutto mio. Per non parlare del fatto che poi, dentro, di sigarette ce ne solo soltanto cinque. Ale sembra molto soddisfatta da quel colpo di genio, anni di emancipazione non hanno soffocato l’attrattiva della rudezza tutta maschile di una bravata come quella e il fascino della trasgressione che suscita il delinquere in sé. Se il furto con destrezza finisce bene, il ranking dell’autore sale, soprattutto potenziato dall’alone romantico del contesto, una birreria nella tarda sera di un giorno feriale gremita di gioventù poco avvezza alle regole sociali. Al contrario, se si viene colti in fallo, la figura di merda è epocale, potenziata dallo squallore del contesto, una birreria di provincia in un giorno feriale, gremita di ex ragazzi votati al fallimento esistenziale.

Ma Ale e io no. Figuriamoci. In quel momento lì stiamo addirittura fantasticando di andare a vivere insieme anche se ci frequentiamo in quel senso che sapete anche voi da poco più di due mesi. Ma è in quella fase che si fanno i progetti più grandi di tutti, no? Andare a vivere insieme non si sa bene come, con i nostri due lavori di anticamera al futuro, barista notturna lei e musicista dove capita io. Ma l’argomento è di quelli su cui si può andare a parlare avanti per ore, seduti sulle scale di legno perché il posto è pieno così, a fumare sigarette rubate e a bere boccali di birra con il succo di non so cosa. Se c’è un’entità soprannaturale che viene in soccorso dei giovani innamorati dovrebbe privilegiare i candidati all’intimità come noi, mica come Chicco e Ricky che vedono topaie del centro storico e stanno valutando quella che costa meno in affitto ma per portarsi a casa le tipe come la Chiara e la Ste e fare le cose in gruppo, alla faccia del padrone di casa che nel suo dialetto di non so bene dove gli dice che in quei locali è vietato ficare. Un verbo che preclude un qualsiasi approccio maschile a un ménage omosessuale.

Comunque per dimostrare ad Ale che la cosa può funzionare il giorno dopo chiamo il papà di Massimo per chiedergli se quella specie di monolocale al primo piano che aveva affittato a suo figlio prima che partisse per l’Inghilterra è disponibile. Un posto buio dalle scale di ingresso impervie con l’accesso su un caratteristico cortile interno in cui si raccoglie l’acqua piovana. Il proprietario mi conferma quello che pensavo, un appartamentino così esclusivo non può rimanere sfitto per molto, infatti è già occupato. Il costo comunque è molto di più di quanto Ale e io ci possiamo permettere. Quando la metto al corrente della cosa, al telefono, la sento piacevolmente sorpresa del mio tentativo. Credeva che io la sera prima ne avessi parlato solo così, un argomento qualsiasi tra una birra e l’altra, e mi chiede se davvero ne sono convinto perché così si dà da fare anche lei per trovare una soluzione.

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