lasciaci tornare ai nostri temporali

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La bellezza naturale non è niente senza le infrastrutture che consentono di accertarne il primato. Tunnel e svincoli nascosti che ci permettono di arrivare a visitare la bellezza naturale velocemente con i nostri mezzi inquinanti a loro modo, e a documentare a tutti che si, è vero, la bellezza naturale è proprio naturalmente bella e se non avessimo strade, ripetitori delle compagnie telefoniche, strutture ricettive in cui trovare ristoro, rimuginare sulla bellezza testé vista e trasmettere le nostre impressioni, la bellezza della bellezza naturale sarebbe comunque tale ma nessuno potrebbe appurarlo perché resterebbe sconosciuta.

Ma non è sempre così, sono pochissimi i posti in Italia – giusto per riportare il dibattito al nostro interno – sono così rari i posti in Italia in cui davvero puoi voltarti e non scorgere fino all’orizzonte un traliccio dell’energia elettrica, una linea asfaltata su cui corre un pick up che poi rivedi parcheggiato nei pressi di un orto recintato nel migliore dei casi con reti del letto. Le superstrade difficilmente vengono costruite direttamente interrate o anche con quei sistemi intelligenti con cui si progettano percorsi carrabili in solchi, e all’estero in cui invece sono tutte così non le noti ma ci sono, fanno la loro sporca figura, anzi no perché non si vedono, e in più non c’è nemmeno stato il bisogno di una dispendiosa operazione di talpe meccaniche. Giusto per metterla sull’analogia, ho saputo che per evitare matasse di tubi oggi l’oleodinamica preferisce utilizzare scatolotti con dentro canali bucati in cui passano i liquidi, non solo per ottimizzarne il flusso ma anche per questioni estetiche, oltre che ingegneristiche, scatolotti che si chiamano blocchi oleodinamici. Che poi è come, anziché tenere una statua in gesso, mostrare lo stampo se la statua in gesso esteticamente non vale granché.

Così sembra che l’unico ambito in cui non si badi alla bellezza è quello dove la bellezza è tutto, il che è paradossale. Pensate solo se in un posto come la Liguria autostrade e ferrovie passassero sottoterra, da ovest a est e viceversa. Il problema è che per quanto tu sia lungimirante certe cose non puoi certo immaginarle, figurati a investirci dei soldi. A Genova, anche solo trent’anni fa, come in tutta la regione, mica c’era il tempo che fa adesso. Per questo si è sviluppata come la vedete ora quando arrivate da Milano in macchina e vi sembra di passare nel tinello di quelli che vivono con l’autostrada così vicina che potrebbero chiedere la riscossione dell’attestato di transito. Chissà se era meglio bucare montagne, ai tempi della costruzione dell’autostrada non usava e oggi, invece, ci sono i vari NoTav che mettono tutto a ferro e fuoco. Ma poi il paesaggio, intendo lì nei dintorni di Genova, sarebbe stato una bellezza naturale?

Ci sono infatti le caratteristiche stratificazioni di edilizia residenziale sui monti intorno, quelle che davanti entri dall’ingresso come tutti e dietro invece passi dal tetto perché la via dopo il tornante è già salito quanto l’altezza del palazzo. E le complessità non finiscono qui. Lo sapevate poi che sotto al centro storico è tutta acqua? Un’amico che aveva rilevato un bar nei vicoli ha trovato sotto un dedalo di cantine medioevali tutte allagate dalle falde acquifere, le ha asciugate e ne ha ricavato un pezzo in più di osteria. Nel frattempo sono stati coperti torrenti che un tempo facevano ridere e oggi, con questo fenomeno della pioggia a target che somiglia un po’ ai bombardamenti in Iraq che dovevano essere al millimetro in modo da risparmiare la popolazione civile, oggi sono diventati corsi d’acqua amazzonici.

Questo per dire che la situazione è da prendere in mano ma con una certa solerzia perché ogni anno, di questa stagione, è la solita storia, non è solo una questione di mettere tappulli (come si dice da quelle parti a indicare un rimedio approssimativo ed efficace solo nell’immediato). Come vedete, con il clima che ci riserva il futuro le cose sono destinate a peggiorare e Genova, che è un mix tra una litografia di Escher e un fumetto di Mordillo, rischia davvero grosso.

3 pensieri su “lasciaci tornare ai nostri temporali

  1. che a vedere bene non è solo genova e dintorni a finir sott’acqua, ma un sacco di posti dove, dementi che siamo e poco lungimiranti come d’abitudine, costruiamo a ridosso di qualsiasi cosa e nel caso di cataratte del nilo che cadono giù dal cielo avviene l’irreparabile – perché anche dopo anni non si ripara, e non c’è neppure la consolazione che il limo che tracima possa concimare i campi, perché il limo odierno ha la curiosa caratteristica di espandersi sul macadam. ad agosto una parte di gargano è finito in mare. tutti a lamentarsi e ad imprecare contro il governo ladro. poi ti accorgi che ci sono costruzioni in pratica sulla spiaggia, torrenti che stavano lì da qualche parte ma chissà che fine hanno fatto. chi ha autorizzato a costruire, deviare, deturpare? mistero della fede! e via così dalle alpi alle piramidi, dal manzanarre al reno. quando guardo il fango che invade ogni cosa mi viene l’angoscia.

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