con tanti inverni sul groppone

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Qualcuno dice senza peli sulla lingua che i vecchi non si addicono al nostro tenore di vita, altri lo pensano e basta e si limitano a farsi il meno ingombranti possibile quando gli si siedono vicini per evitare il contatto fisico nemmeno fossero degli appestati. Ritraggono i lembi del cappotto, le borse, persino i piedi. O forse è proprio così, quelli di una certa età che non si possono permettere la bella vita sono in grado di infettare del loro amaro presente noi che stiamo al di qua della linea della vita. Eravamo già abbastanza malati di eterna gioventù senza che ci si mettessero pure i socialcosi. Così è facile sorprendere le facce di disgusto che facciamo in loro prossimità, tratteniamo il respiro come si fa quando cambiamo la lettiera zozza dei gatti nemmeno se dal loro respiro perdessimo le scorte di modernità che abbiamo accumulato con così tanti sacrifici. Il giorno in cui si diventa vecchi, quando cioè non c’è più nessun appiglio valido per rimanere nel settore della società attiva, dovrebbe essere definito per legge un po’ come la pensione e lo so che tutti vanno dicendo che noi la pensione ce la possiamo scordare. E lasciate perdere sia quelli che hanno risorse in abbondanza e che tarellano da una parte all’altra del pianeta in un tour continuo di scoperta in extremis, e sia quelli al cui sostentamento contribuiamo noi con le nostre ritenute alla fonte, magari a casa già a nemmeno sessant’anni a far impazzire con la loro energia sprecata amici, parenti e, soprattutto, vicini di casa. Non dimenticatevi di quelli per i quali la vecchiaia è solo un dato anagrafico che non implica la perdita di certi diritti acquisiti come fare le code come tutti gli altri al supermercato, viaggiare su Fiat Punto o Ford Focus a velocità anzi a lentezze inaudite e al limite dell’incolumità comune, utilizzare i mezzi pubblici nelle ore che per convenzione sociale si pensano essere dominio di giovani impiegati tirati a lucido per competere al meglio nei meccanismi di sopravvivenza dell’occidente sviluppato. Io ne incontro alcuni, sapete, e nessuno potrà convincermi che qualcuno di questi anziani non prende la metro per recarsi quotidianamente alla propria porzione di orto dall’altra parte della città, vestito con gli abiti più adatti per esercitare l’attività di contadino semi-professionista nel migliore dei modi.

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