nessuno ti avvisa quando è il momento di stare attento sul serio

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Non ci sono strategie vincenti per contrastare in modo efficace l’ingiustificata variazione di volume degli spot pubblicitari alla tv, è una ferita tanto al buon senso quanto alla tranquillità della routine del programma che si sta seguendo. Dovremmo così prendere questi attentati al nostro equilibrio come una palestra gratuita per allenarci ai repentini cambiamenti dello stato delle cose, quando si apre improvvisamente una finestra di qualcosa mentre stiamo facendo qualcos’altro. I colpi di fulmine in amore ma anche una storta che ti stende sul marciapiede nell’ora di punta.

Ho messo una foto di mio papà sul frigo e sapete, ogni volta in cui devo preparare la colazione o quando cerco l’Aperol per uno spritz della sera è come se si interrompessero le trasmissioni ordinarie e subentra uno spot di come erano le cose prima, con mio papà in vita, più giovane di come l’ho visto negli ultimi anni e soprattutto più in salute che mi guarda da chissà dove, ormai. E ogni volta un po’ mi vergogno perché poi, chiusa la porta del frigo per mantenere la temperatura bassa e limitare i consumi, devo tornare a quello che stavo facendo prima. Ma non sono uno di quelli che si mettono a parlare con le foto.

Non sono nemmeno uno di quelli che si sognano i cari deceduti. Mia nonna, la mamma di mio papà, perse un figlio di quindici anni. Mi raccontava che era giunta tanto stremata dal dolore da sognare il figlio morto – fratello minore di mio padre – nell’intento di rassicurarla. Una sorta di autodifesa, chi lo sa, oppure davvero un’interferenza dall’aldilà a tutela dell’equilibrio della madre: smetti di piangere, sto bene, non ti devi preoccupare di nulla. Da quel sogno mia nonna si era così impegnata a non versare più lacrime, pensate che storia. Per dire, io ero molto legato a mia nonna, quando è mancata ho sognato anch’io una sua visita ma mi sono messo subito a gridare nel sonno, tanto che mi sono svegliato e giuro che da allora non l’ho mai più sognata.

Ora qualche settimana fa mi è successa la stessa cosa con mio papà. Era in vita e bello in carne, come nella foto che mia mamma ha scelto per la lapide prima che la malattia lo consumasse. Ma era caldissimo, aveva la pelle così bollente che si percepiva anche senza toccarlo. Qualcuno, nel sogno, mi ha detto che mio papà stava male, così io mi sono ritirato in un’altra stanza di quegli ambienti completamente inventati dalla fantasia onirica e mi sono messo a piangere fino a quando non mi sono svegliato. Anche questi improvvisi cambiamenti di stato in cui prima dormiamo e poi ci destiamo ed è tutto diverso ma restano degli strascichi funzionano allo stesso modo, non hanno mai lo stesso volume emotivo e come prima cosa, quando accadono, ci viene subito da gettarci su un telecomando o su un interruttore on off per riportare tutto sotto i parametri che riusciamo a controllare.

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