alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 06.11.15

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Rockit, “La bufala della copertina censurata di Fedez”: Depositare come marchio la copertina di un disco di per sé non è necessario e non serve a molto. L’immagine in questione è di certo protetta dal diritto d’autore in quanto opera dell’ingegno così come sono protette le tracce del disco stesso. Presumo che la finalità principale di questo deposito fosse il successivo sfruttamento commerciale del disegno per iniziative di merchandising. Quindi stiamo parlando di qualcosa che ha davvero poco a che fare con la musica e tantomeno con la libertà di espressione. Sono sicuro che lo stesso destino della copertina dell’album di Fedez sarebbe stato riservato a moltissimi altri album del passato (pensa a “In Utero” dei Nirvana, tanto per citarne uno).

Internazionale, “Il Cile ammette che Pablo Neruda potrebbe essere stato assassinato”: Neruda è morto alle 22.30 del 23 settembre 1973 nella clinica Santa María di Santiago. Aveva 69 anni. Poche ore dopo, doveva partire per il Messico. Dodici giorni prima, l’11 settembre, l’esercito guidato dal generale Augusto Pinochet aveva preso il potere e il presidente Salvador Allende si era suicidato nel suo ufficio del palazzo della Moneda. Erano già cominciate le persecuzioni contro gli oppositori e la maggior parte degli amici di Neruda erano finiti in prigione.

Sul romanzo, “Ecco dieci sceneggiati Rai da rivedere”: Si tratta di opere testimoni di un’epoca ormai lontana per la televisione italiana, quando gli autori pescavano sì dalle migliori produzioni letterarie nazionali e straniere, ma con intenti pedagogici (in un’Italia ancora in gran parte analfabeta) e sociologici che oggi sembrano essere dimenticati. Non è per fare del semplicistico passatismo, ma gli sceneggiati Rai trasmessi in bianco e nero, ora di tanto in tanto riproposti in Tv, in edicola o sul web (su tutto le TecheRai), erano spesso capolavori teatrali adattati al formato televisivo, per i quali lavorava il fior fiore degli autori e degli attori dell’epoca.

Orrore a 33 Giri, “Che fine ha fatto il Sax nella musica italiana?”: Doverosa premessa: abbiamo volutamente tralasciato i padri fondatori (scusaci Fausto Papetti), i generi musicali nei quali i fiati sono strumenti imprescindibili (quindi niente ska, jazz e twist) e le canzoni non italiane (ed è stato difficile lasciare fuori, chessò, David Bowie, i Men At Work ma soprattutto Benny Hill). Ci siamo inoltre concentrati sul momento storico a nostro avviso più prolifico per la storia del sax nella musica pop italiana, ovvero il periodo a cavallo tra la seconda metà degli anni ’80 e i primissimi anni ’90. Dopodiché il sassofono è repentinamente (ma comprensibilmente) scomparso dalle radio nazionali, con tutta probabilità a causa di un cambio di rotta nei gusti degli arrangiatori e dei fruitori di musica contemporanea. Noi non siamo d’accordo.

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