alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 20.11.15

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taccuino22, “L’origine”: Un tempo non c’era nulla. Ma tutto era stato scritto nel Grande Libro. Tutto ciò che sarebbe dovuto accadere era già stato scritto da Lui. Da Selvio Bonanseto.

Luca De Biase, “Ecologia dell’attenzione”: Di certo, l’elaborazione di nuovi strumenti concettuali e pratici per affrontare il sovraccarico di messaggi e la loro svalutazione è sempre più urgente. E le ricerche nate intorno al concetto di “economia dell’attenzione” sono un fecondo spunto di riflessione. E’ una ricerca teorica. Ma è anche, in un certo senso, una questione di sopravvivenza culturale. Perché, probabilmente, l’information overload non è una novità di per sé: è nuova l’ansia che viene associata al fenomeno.

Le parole e le cose, “Uccisori e uccisi”: Ragazzi arabi con poca istruzione, senza soldi e senza lavoro o con un lavoro di merda, ragazzi schizofrenizzati dal conflitto tra cultura di provenienza e cultura di approdo, dove pure sono nati e di cui parlano perfettamente la lingua, cultura di cui hanno studiato almeno gli elementi essenziali, ma senza riuscire ad assimilarli e senza farsene assimilare (perché?), fino al colpo di coda dell’estraneità di ritorno, al rigurgito dell’appartenenza e del dettato religioso, dunque fino al Rigetto. Ragazzi senza futuro, incagliati in un presente per loro immutabile, ragazzi incapaci di compiere il passo necessario alla mescolanza con Europa, che pure (ma solo a certe condizioni) può completamente accogliere, ragazzi senza visione dell’avvenire, ragazzi con barbe islamiche, ragazzi di cui non frega a nessuno sono disposti a morire pur di fare strage di altri ragazzi come loro, ma diversi perché istruiti, sofisticati, sostanzialmente integrati, completamente consenzienti al sistema e tuttavia ornati di deboli orpelli oppositivi. Ragazzi europei belli levigati creativi, super-qualificati, con buone prospettive di lavoro e quasi sicuramente un futuro, ragazzi con dottorato alla Sorbona e barbe e baffi e capelli da hipster, che si muovono disinvolti attraverso le frontiere ormai virtuali d’Europa, ragazzi che coltivano liberamente i loro rapporti, che non hanno regole sessuali, ragazze prive di alcun senso di minorità, libere, che ti guardano dritto negli occhi, ragazzi protetti dall’Occidente, di cui sono la crema e probabilmente i futuri dominanti. Ragazzi scelti con cura per queste loro caratteristiche, poi aggrediti e ferocemente uccisi come un branco di gnu.

Il Post, “Tre ore dentro il Bataclan”: Ricostruzione e racconto di cosa è successo venerdì sera nel locale di Parigi in cui sono morte 89 persone, dall’inizio del concerto al complicato intervento delle forze speciali.

doppiozero00, “Il copyright del male, il copyright dei morti”: L’idea che “gli arabi” non siano capaci di organizzare l’undici Settembre o i massacri a Parigi fa pensare a un monopolio del male tutto nostro. Gli altri sono dei deficienti manovrabili. C’è in questo atteggiamento lo stesso tipo di ragionamento che gli europei degli anni ‘40 facevano sul nazismo. In fin dei conti era efferato, erano i “cattivi” ma a questa cattiveria non veniva chiesto che tipo di ideologia aveva alle spalle. Oggi non domandarsi che tipo di ideologia sta dietro a Daesh o ad Al Qaeda significa cadere nella stessa trappola. Non si tratta di un Corano letto male e ad uso e consumo di strumentalizzatori, no, è una vera concreta possibilità di leggerlo anche in quel modo.

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