ho pokato umberto eco

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La diffusione su larga scala di certi social network ha contribuito ad allargare le maglie delle conoscenze ristrette, mescolando in un un unico gigantesco calderone le amicizie vere e proprie con quelle immaginarie o almeno le semplici conoscenze e gli amici degli amici degli amici che, per un motivo o per l’altro ma più probabilmente senza un motivo o con un motivo che non ci ricordiamo più, vanno a fare numero nella rete di contatti di ciascuno di noi. Questo genera un fenomeno di rosicamento globale su certi mestieri che questi amici tra virgolette e di risulta praticano e che ci fanno pentire di averli insieme alla collega dell’amministrazione, al titolare della legatoria, al cognato impiegato alle poste, al responsabile CED, all’insegnante di scuola secondaria, al socialmediacoso del centro estetico, all’addetto allo sportello della banca taldeitali, al bassista della tribute band dei Queen che suona solo nelle birrerie di periferia, alla casalinga, al capo-magazziniere del supermercato del paese vicino. Ci fanno pentire perché ogni tanto nel mezzo di questo flusso di informazioni controllate e di ordinaria spendibilità su Facebook, quelle che vediamo ogni giorno da quando abbiamo deciso che quella era la nostra vita, spuntano segnali, considerazioni, foto, attestazioni di imprese che immediatamente fanno il botto nella nostra attenzione e ci portano i valori della massima vicino ai limiti di guardia per l’invidia. Quindi quelli che pubblicano foto dalla redazione di New York o Londra come se fossero a Sesto San Giovanni, quelli che si fanno selfie davanti al teatro di Tokyo prima di andare in scena, quelli che ci aggiornano sull’allestimento dei loro studi di architettura a Berlino, quelli che ogni due per tre sono invitati a trasmissioni culturali in tv, quelli che hanno l’ufficio con vista su una delle meraviglie del mondo, quelli che sono tra i dieci o quindici sulla terra che sanno fare quella cosa lì, ecco tutte queste persone, per contrappasso, dovrebbero vivere soli come dei cani o per lo meno conoscersi, fare rete e frequentarsi tra di loro, cancellarsi dai socialcosi popolari e mettere su una piattaforma tutta loro dedicata appunto a questo jet set, gente che ha raggiunto appunto livelli di realizzazione professionale che noi ce li possiamo sognare e di cui, parlo per me, preferire rimanere all’oscuro, grazie.

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