mentre la bolla saliva

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Marco ha la stessa maglietta di ieri, questo significa che ha trascorso la notte in ufficio e spiega anche il motivo per cui la porta dell’ufficio di Gianpaolo, che è il suo responsabile, è chiusa a chiave. Lì dentro ci sono un paio di poltroncine che, messe l’una di fronte all’altra, formano una branda per i casi di emergenza come questo. Gianpaolo deve aver gettato la spugna e ha lasciato Marco da solo a portarsi avanti con il lavoro, tanto è lui che macina codice e Gianpaolo che sia sveglio o dorma da un certo punto in poi non fa differenza. Nicolino addirittura ha fatto di questo regime uno stile di vita ed è un vero precursore di quello che accadrà più o meno vent’anni dopo con il telelavoro e i progetti da portare a termine senza il bisogno di orari e postazioni in ufficio. Nicolino dorme di giorno e lavora con il buio nemmeno fosse un vampiro ma ha imparato a fare così nei due anni che ha trascorso a Manhattan nel pieno della bolla che da loro è iniziata prima. Stefano mentre programma ascolta solo musica che compone lui e non si pone nemmeno il problema che altri, me per esempio, trovino irritante la techno degli autodidatti. Matteo invece è un creativo tradizionale. Si piazza a fianco di Hanna, che è una grafica finlandese (e come dice lui una granfica finlandese) e mi chiedo cosa ci faccia a Milano, e insieme portano avanti le loro cose. Comunque è vero che Hanna ha il suo fascino e Matteo ci è caduto in pieno, li ho visti pranzare insieme al chiosco del parco e lui con le sue manone le ha afferrato il polpaccio come a stabilire una forma di possesso. Anche io ho i miei flirt. Con Erica ci mandiamo sms e mail e chissà, prima o poi la invito a bere qualcosa. E anche a me capita di fare degli straordinari che, con la mia partita iva, non hanno nessun tipo di riconoscimento. Il nostro bagno ha persino una doccia e qualche volta, quando resto qui tutta la notte a lavorare, mi ci butto sotto per ripartire la mattina almeno a mio agio dal punto di vista degli odori corporei. Mi sono attrezzato con il minimo necessario, lo stesso che ci si porta in hotel nel caso dei viaggi di lavoro ma con in più una salvietta da palestra. Una volta ho avvisato Ale, il mio responsabile, che malgrado le ore extra non sarei comunque riuscito a chiudere tutto per il giorno successivo a causa di una richiesta del cliente. Alessandro era già a letto anche se non era nemmeno mezzanotte – non lo pensavo così reazionario – quando gli ho telefonato e non ha preso bene i cambiamenti sulla tabella di marcia. A volte arriviamo così a ridosso della consegna che il corriere non fa più in tempo a ritirare il master e a consegnarlo alla casa editrice, così ci imbarchiamo in imprese pittoresche tipo corse notturne in auto verso Roma o il treno con le cuccette. Non tutti reggono il ritmo, non a caso l’agenzia fallirà qualche anno dopo, ma quelli che sopportano meno lo stress li perdiamo man mano per strada. La Giò, anche lei una grafica, l’ho appena vista fuori in cortile con la sigaretta accesa a piangere su un manuale di un nuovo programma che si chiama Flash e che prima o poi dovrà imparare a usare, se vuole mantenersi aggiornata e conservare il suo ruolo. Qui nessuno è al sicuro, dovremmo scrivercelo da qualche parte per averlo sempre ben chiaro in mente nel caso ci facessimo piacere questo posto e dimenticassimo che cosa tutto ciò comporta.

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