paradiso per principianti

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Dicono che da quelli della nostra generazione si aspettavano di più perché, alla fine, ci siamo tutti omologati e una volta messo su famiglia e casa abbiamo scelto camere matrimoniali piuttosto standard, seguendo quindi la tradizione di quanto avevano fatto i nostri genitori e i nostri nonni anche se rivisitata con stili più attuali. Nelle camere matrimoniali di oggi trovi sempre un letto a due piazze o massimo una piazza e mezza, un armadio gigantesco, un comò, due comodini o qualcosa che ne faccia le veci con due lampade, magari anche uno specchio.

I più megalomani hanno le cabine armadio o addirittura stanze ad hoc in cui riporre i vestiti, ma la sostanza non cambia. Quadri alle pareti, una poltroncina spesso coperta da indumenti e cose così. Nessuno, per dire, che abbia scelto un arredamento rivoluzionario, magari con i letti a castello o i poster dei concerti dei Subsonica appiccicati con il nastro adesivo sulla tappezzeria. Mi piacerebbe chiedere il parere di chi ci ha insegnato questa convenzione, ma per molti di noi rintracciare mamma e papà è difficile, e non certo perché non abbiamo i recapiti. Sarebbe più semplice se sapessimo dove vanno a finire quando ci lasciano, quando muoiono, per tagliar corto e utilizzare un’espressione che non ci piace.

Ci pensavo ieri sera dopo aver assistito a un documentario su LA2, il secondo canale della RTSI, che secondo me dovreste cercare e vedere tutti. Si intitola “Frammenti di paradiso” e il regista, Stéphane Goël, mette in sequenza una serie di interviste a un gruppo di persone anziane che, in prossimità della morte, provano a descrivere quello che si aspettano dall’aldilà. Un’opera davvero toccante soprattutto grazie ai primissimi piani che, in fullHD, mi hanno permesso di avere la certezza di quanta bellezza ci sia nella vecchiaia e negli occhi di chi prova a immaginare una cosa che non è immaginabile.

Mi ha riportato alla mente una conversazione tra me e un’amica di tantissimi anni fa. In macchina, di notte, lungo una stretta stradina di campagna, avevo abbagliato un daino che anziché scappare era rimasto fermo in attesa, probabilmente, del ritorno della vista. Mi aveva colpito il fatto che avesse ritenuto meno rischioso stare allo scoperto piuttosto che lanciarsi in una fuga cieca. Ricordo di aver spento i fanali per tranquillizzare, per quanto possibile, l’animale.

Illuminati solo dalla luna e dalle stelle, bloccati in macchina avevamo riflettuto proprio sulla morte degli animali – l’amica mi aveva raccontato di una gazza stecchita, notata sotto un cavalcavia dell’autostrada, sdraiata sul dorso con le zampe dritte all’insù, che sembrava uscita da un fumetto. Così abbiamo provato a immaginare come poteva essere il paradiso – proprio come nel documentario che ho visto ieri sera – con la ressa di persone e animali che si ritrovano tutti insieme, perché anche se siamo i dominatori del pianeta non credo che per le bestie qualcuno abbia allestito un aldilà-zoo dedicato.

E tra miliardi di miliardi di esseri ex-viventi (o quello che ne sarà) animali e vegetali, come faremo a riconoscerci? Come faremo a trovare i nostri cari? Per questo, forse, certi comportamenti meno standard per la tipologia di persone a cui apparteniamo possono essere utili. Nel paradiso esiste il progresso? Si ascolta musica di adesso, per esempio, quindi con mio papà o i miei nonni potrò discutere di rap italiano? Sapranno ballare come va di moda ora? Sarà il 2016 anche lì?

Un pensiero su “paradiso per principianti

  1. Se non sbaglio la dottrina cattolica dice che gli animali non vanno in paradiso perché non hanno l’anima. Io lo trovo altamente discriminante e poco scientifico, oltre che fortemente anti-animalista

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