a ottobre solo gessi bianchi e colorati e castagne in tasca

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Raffaella sta raccontando alla sua compagna di viaggio di aver sentito dire alla tv che, se fosse per gli amici che ci ritroviamo sui social, ogni stagione sarebbe la più bella di tutte le altre. L’amica, seduta al suo fianco, sorride: è evidente che una competizione in cui tutti sono vincitori non sta né in cielo né in terra. In effetti potrei dire anche io la stessa cosa. Siamo tutti entusiasti del tempo che ritorna, forse un po’ meno di quello che passa e basta, di certo poco interessati a quello che cambia almeno fino a quando non ci troviamo insetti mai visti prima dalle nostre parti tra le piante sul balcone o come omaggio da parte dei nostri felini domestici.

In genere Raffaella aspetta la sua amica nel sottopasso, entrambe sono infastidite dagli spostamenti d’aria dei treni in transito che, ora che è arrivato il freddo o comunque le temperature sono diminuite, non fanno più così piacere come in estate. Ognuno ha le sue opinioni sulle cose. Per me è bello correre in ottobre, con il foliage che è evidente anche qui a nord di Milano dove ci sono parchi davvero niente male. Stamattina invece sono salite in tutta fretta per non aver niente a che fare con i ragazzi/sandwich. I ragazzi/sandwich stamattina cercavano di fermare chi si precipitava di fretta al binario per non perdere il treno e io volevo pedantemente fargli notare che lo street marketing impone strategie più efficaci in grado di convincere i potenziali clienti a sentire quello che si ha da offrire ed evitare così le botte di vaffanculo, che non fanno piacere a nessuno e in nessuna stagione, né a chi le dà e tantomeno a chi le subisce.

I ragazzi/sandwich regalavano borse di tela coloratissime di non so quale prodotto di non so quale brand, ma mi ha fatto piacere che impiegati e studenti hanno riservato loro il trattamento analogo che solitamente si meritano quelli che fanno volantinaggio pro o contro il referendum su Renzi e, al limite, i testimoni di Geova i quali, al contrario dei ragazzi/sandwich, hanno impresso bene in mente il loro target e, conseguentemente, con quelli con la faccia intelligente non ci provano nemmeno.

E infatti io ce li ho sempre addosso. Evito tutti ma ho sempre qualche parola di conforto per il militante con i baffi di Rifondazione Comunista. Gli dico che non è il caso di sprecare un volantino con me, sono già convinto a votare no, ma lui insiste perché ci sono spiegati ulteriori motivi e non si sa mai. E oggi comunque lo lascio fare, non sono dell’umore giusto. Ieri sera ho chiamato mia mamma per chiederle se aveva saputo che era mancata la mia maestra che, dopo il ristretto nucleo famigliare – mia sorella e relativo marito esclusi, loro vanno in coda alla lista anche dopo il mio amministratore di condominio – è la persona al mondo a cui mi sono più sentito più legato in vita mia. Mia mamma non ne era al corrente e comunque non mi ha dato il conforto che speravo. Sa quanto le fossi affezionato e, nonostante ciò, si è limitata a constatare che a quell’età – che non è così distante dalla sua – prima o poi che ne andiamo tutti.

Avete capito dovo voglio andare a parare, vero? Il punto è proprio che ottobre è il mese delle maestre*, che oggi si chiamano insegnanti curricolari della primaria, un nome molto meno evocativo. A ottobre le maestre sono pronte a farti prendere il volo, superato il primo impatto settembrino con la scuola o la classe nuova, la costrizione sulla sedia sotto il banco, il tempo irreggimentato nelle lezioni e nelle relative dinamiche dell’apprendimento e dell’insegnamento. Forse per questo la mia maestra in tasca a ottobre teneva sempre i gessi bianchi, quelli colorati e una castagna matta, e io pensavo che l’odore che aveva il suo camice nero fosse lo stesso della scuola e dei frutti dell’autunno, e questo non lo dimenticherò mai.

*si, lo so, ci sono anche i maestri maschi, ma questa è un’altra storia.

2 pensieri su “a ottobre solo gessi bianchi e colorati e castagne in tasca

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