Come va a finire il libro che non finisce mai, di Stewart Redhook, ed. Severino

Standard

Björn viene dal nord-europa ma si è trasferito in pianta stabile in Italia sin dai tempi dell’università, quando ha iniziato a manifestare la sua ossessione per il sesso con l’argomento della tesi di laurea in sociologia tutto dedicato alla componente carnale dell’amore e non. Nessuno gli hai mai fatto notare che uno strizzacervelli nel suo caso potrebbe risolvere un sacco di problemi. Chiariamoci, da come lo descrive l’autore non sembra uno violento, il fatto è però che vedere ogni sfaccettatura della vita con gli occhi della seduzione fa prendere delle cantonate, ti mette in una luce di scarsa attendibilità con gli amici, le donne dopo un po’ non ti credono nemmeno più e finisci a fare lo scrittore così, come ci siamo detti centinaia di volte, la realtà te la dipingi a parole come vuoi tu e riesci a non pensare più a tutte le menate su chi deve lanciare l’esca, il gioco delle parti, chi finisce prima e chi deve riattaccare il telefono alla fine della storia, sempre che la storia si chiuda.

L’espediente della trama però è tutto sommato intrigante. Björn è dall’adolescenza che sogna di sottoporsi a un rapporto orale con se stesso, avete capito cosa intendo e, se leggete il libro, l’autore non usa ipocritamente mezzi termini o un linguaggio fintamente corretto come il sottoscritto. Björn per tutta la vita, e con una frequenza a fasi alterne, sogna di essere così snodato, o di essere così dotato, da provare a soddisfarsi da sé senza riuscirci nel modo che avete capito. Il problema infatti è che non arriva mai al dunque, almeno fino al capitolo in cui mi trovo adesso nella lettura sembra non esserci ancora riuscito. Questo pone Björn di fronte a un duplice dubbio: possono sogni e realtà mescolarsi così tanto da consentire alla dimensione onirica di sconfinare in quella fisica, un po’ come quando sogni che ti scappa la pipì e poi trovi un posto dove liberarti e ti svegli che sei tutto bagnato, a chi non è capitato? Björn vorrebbe che anche in quel caso l’epilogo fosse altrettanto concreto, anche perché l’esperienza potrebbe essere piuttosto appagante, ma ogni volta ce n’è una. Suona la sveglia, gli salta il gatto addosso, si desta di soprassalto, l’erezione arriva a un punto che è fin troppo dolorosa, la vicina mette un disco di salsa perché è già mattina, il figlio russa, il figlio suona il citofono ubriaco alle quattro del mattino. Insomma, non c’è verso di arrivare alla fine di quella pratica di auto-erotismo possibile solo nella finzione, a meno di non avere particolari doti da contorsionisti o non essersi sottoposti a un’operazione chirurgica in un senso o nell’altro come si diceva di D’Annunzio. Il secondo dubbio riguarda l’omosessualità latente o meno: desiderarsi così tanto che cosa significa? Non vi svelo il finale, un po’ perché come vi dicevo non ci sono ancora arrivato e poi non mi piace spoilerare, ma la trama l’avete capito che merita, la storia è avvincente e tutt’altro che scontata, la traduzione dall’inglese mi sembra fedele con lo stile dell’autore e l’immedesimazione con Björn alla fine ti viene spontanea. Consigliatissimo anche in versione per e-book.

2 pensieri su “Come va a finire il libro che non finisce mai, di Stewart Redhook, ed. Severino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.