per la volpe poi l’uva era poco più che un esercizio di stile

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Dovremmo osservarci di più mentre ci dirigiamo imperturbabili verso il nostro destino perché, anche se a noi non sembra, manteniamo tutto sommato una nostra dignità. Ci sono centinaia di cose che facciamo con fastidio ma alla fine le facciamo assumendocene pure la corretta responsabilità. Quando non volevo andare a scuola mio papà rispondeva che, nell’eventualità, allora nemmeno lui si sarebbe recato al lavoro. Il lunedì sacramentiamo ma poi spegniamo la sveglia, apriamo un paio di scatolette ai gatti, prepariamo lo stesso la colazione per tutti mettendo da parte il fatto che quando il tempo ci rende orfani raggiungiamo il massimo picco di vulnerabilità e viviamo, da allora in poi, come funamboli senza rete e protezione alcuna. Sarà così anche per i nostri figli? In una società che ci impone modelli di successo illusoriamente alla nostra portata, per compensare la nostra frustrazione altro non possiamo fare che mettere loro al centro della nostra realizzazione. Per questo motivo oggi, come in tutti i momenti di crisi, ci comportiamo come se fossero molto più importanti di quanto la natura lo richieda.

Un altro canale di sfogo pronto all’uso è fare i maleducati sui social, ma qui subentra il nostro sentirci in un angolo accerchiati dalle persone che invidiamo alleate con la tecnologia nemica dell’uomo perdente, anche se sono il primo a sostenere che tra macchina e uomo è la macchina la parte intelligente e l’uomo, quando non è capace o non ha voglia di imparare come funzionano le cose, dà la colpa alla soggettiva difficoltà. Una metafora della vita che deriva probabilmente dall’informatica dove accade continuamente, perché non c’è un altro ambito che cambi così rapidamente. Non a caso non passa giorno in cui non ci sia qualcosa da aggiornare, pensate a iTunes o alle app sul vostro smartphone. Io con iTunes un po’ ce l’ho perché ha una gestione della musica piuttosto complicata per quello che dovrebbe essere in realtà. Io pretendo che un player altro non faccia che riprodurre i brani che ordino e nomino io, tutto il resto non mi occorre. Sento altri che vanno in bestia con la formattazione del testo sui file di Word, con i browser che cercano di sostituirsi l’uno con l’altro, o l’impari lotta di David contro Golia in cui ce la prendiamo addirittura con Microsoft che si sente in dovere di correggerci l’account ogni volta che accendiamo Windows 10, per non parlare di Cortana che fa casino. In realtà si tratta di un approccio vecchio quanto la letteratura: pensate alla “Volpe e l’uva” di Fedro e di Esopo, a quanto gettiamo la spugna ma non è mai colpa nostra. Definiamo le cose con i termini appropriati e mettiamo da parte i sinonimi per quando scriviamo. Usare le parole poco comuni per definire concetti è una consuetudine che ha una sua utilità anche se dipende dalla circostanza ma, in genere, evitare le ripetizioni è uno stile molto apprezzato.

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